11/01/2021 di Luca Marcolivio

Shonda Rhimes, l’ideatrice di Grey’s Anatomy, sogna di sdoganare l’utero in affitto…

Non è un mistero che tra i principali sdoganatori dell’utero in affitto vi siano i big hollywoodiani. E di Netflix. Ai più informati è nota la vicenda privata di Shonda Rhimes, ideatrice di Grey’s Anatomy. Nel ruolo di sceneggiatrice e produttrice, la Rhimes ha realizzato altre serie di successo come Scandal, Le regole del delitto perfetto e, più recentemente, Bridgerton. La biografia di Shonda Rhimes ricalca alla perfezione lo stereotipo della donna emancipata e liberal americana: ottimi studi, stacanovista, attenta alla forma fisica (piuttosto sovrappeso in gioventù, si è sempre vantata di aver perso 50 kg grazie a dieta e fitness) e, soprattutto, single per scelta.

Alla fondatrice della casa di produzione ShondaLand non è mai stato attribuito nemmeno un flirt. Eppure, ha tre figlie: Harper, 17 anni; Emerson Pearl, 9; Beckett, 7. Le prime due sono state adottate, la terza è nata con “gestazione per altri” nel settembre 2013, nonostante all’epoca la stampa avesse parlato di una nuova adozione. Fino ai suoi trent’anni e oltre, Shonda Rhimes aveva sempre escluso la maternità dalle sue prospettive di vita. Fu lo choc degli attentati dell’11 settembre 2001, a farle cambiare idea. “Pensai: e se il mondo dovesse finire, quali sono le cose che vorrei aver fatto?”, ha confidato un giorno in un’intervista. Fu così che la sceneggiatrice si rivolse al tribunale per ottenere la sua prima adozione.

Di padri per i suoi bambini o di matrimonio, tuttavia non ci pensava nemmeno per sbaglio. Dire a chiare lettere ai propri genitori che non avrebbe mai avuto un marito, per la Rhimes fu una “liberazione”. Ciò non vuol dire che le frequentazioni maschili le siano mancate. Ma sono rimaste tutte al rango di tresche adolescenziali: nulla di duraturo, nulla di profondo, nulla di impegnativo. “Mi piace avere dei compagni, mi piace flirtare. Non voglio però un marito in casa”, ha detto una volta.

Una volta confermati i rumours sulla sua maternità surrogata, Shonda Rhimes ha rivendicato con orgoglio questa scelta. E ha ringraziato l’“incredibilmente immensa donna” che le ha fatto l’“incredibilmente immenso dono” di portare avanti la gravidanza al posto suo. Il concetto di famiglia della sceneggiatrice di Grey’s Anatomy riflette quello di molti vip hollywoodiani e di certe élite liberal americane: figli sì, ma niente gravidanze, né padri, né matrimoni. A quanto pare, persino l’idea stessa di maschio è bandita da casa Rhimes, visto che le tre figlie – nessuna delle quali è stata partorita dalla madre – sono tutte femmine. Una concezione della donna e della famiglia che, evidentemente, si riflette sulle produzioni televisive della stessa Shonda Rhimes. Del resto, la serie Bridgerton è stata salutata da Vanity Fair come la trasposizione del “sogno” di “un matriarcato revisionista, nel quale le donne siano il motore di una società che avrebbe voluto averle, unicamente, come mogli e madri”.

Che provengano dalle sue serie tv o dalla sua vita privata, i messaggi trasmessi da Shonda Rhimes sono accolti nel tripudio pressoché unanime dei media americani e mondiali. Lei stessa si giustifica così: “Non siamo tutti uguali”, ha dichiarato riguardo alle evidenti diversità tra le famiglie ‘tradizionali’ e quelle come la sua. “Non ci sono – ha aggiunto – non ci dovrebbero essere classifiche, non ci sono o non ci dovrebbero essere giudizi su questo tipo di scelte”. Probabile. Una domanda, però, sorge spontanea. In un mondo come quello sognato da Shonda Rhimes, dove tutte le donne sono libere ed emancipate, una donna che presta il suo utero ad un’altra, sarà davvero libera, felice e realizzata? È davvero portando un figlio in grembo per un’altra, che una donna può realizzare la propria uguaglianza e la propria dignità?

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