20/05/2014

Sei come sei – Per il Senato è volgare, per l’Associazione degli Italianisti è fine letteratura?

Adesso arriva pure l’ADI (Associazione degli Italianisti) a difendere la lettura di Sei come sei nelle aule scolastiche.

Tralasciando l’opinabilità di definire letteratura degna di rappresentare la lingua italiana alcuni passaggi contenuti nel romanzo della Mazzucco –giudizio su cui la Presidenza del Senato si è già ampiamente espressa considerandola volgare ed inadeguata alle sedi istituzionali-, ai fini studiosi della nostra lingua sfuggono diversi concetti: il primato educativo a capo delle famiglie ed il pericolo indottrinamento del pensiero unico.

Riportiamo a seguito l’analisi dell’Avvocato Gianfranco Amato sulla posizione presa dall’ADI.

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Sulla vicenda del liceo classico Giulio Cesare di  Roma ha deciso di intervenire anche l’Associazione  degli Italianisti (ADI), quel poco noto sodalizio che si propone «l’obiettivo di rappresentare le categorie professionali degli universitari italiani che operano nell’ambito delle discipline afferenti agli studi dell’Italianistica».

Il 1 maggio 2014, infatti, i rappresentanti di quel consesso avvertono
l’esigenza di emanare un comunicato stampa intitolato “Perché quando la letteratura porta a scuola la vita si grida allo scandalo?”. Sottotitolo:
“Lettura del romanzo «Sei come sei» di M. Mazzucco al Liceo romano «Giulio Cesare» e conseguenti reazioni”. Nel documento si legge: «Il 28 aprile scorso, come riportato da numerosi giornali, militanti di due associazioni vicine alla destra estrema hanno esposto, di fronte all’ingresso del liceo romano “Giulio Cesare”, striscioni con scritte omofobe in segno di protesta contro la scelta di alcuni insegnanti di proporre la lettura in classe del romanzo Sei come sei di Melania Mazzucco. Nei giorni precedenti era stato presentato  in procura un esposto contro i medesimi insegnanti per divulgazione di materiale osceno».
Un’ottima prova di mistificazione comunicativa. Le due associazioni che hanno inoltrato, su sollecitazione di genitori degli studenti, la denuncia alla Procura della Repubblica di Roma sono i Giuristi per la Vita e Pro Vita Onlus.

La prima associazione è costituita da un gruppo di avvocati, magistrati e docenti universitari, che si occupa, tra l’altro, anche della difesa in giudizio dei diritto dei genitori alla libertà di educazione dei propri figli. Si tratta di una task force di professionisti  aconfessionale e apolitica, che, pertanto, non può essere politicamente collocata né a destra a sinistra. Stessa cosa per l’associazione Pro Vita Onlus, lontanissima da ogni possibile commistione politica.

Gli italianisti dell’ADI, nel citato comunicato, dopo avere «respinto il grave episodio di oscurantismo civile ai danni della formazione dei giovani e degli insegnanti occorso al Liceo Giulio Cesare di Roma», ed espresso «piena solidarietà alla dirigente, a tutti i docenti e studenti», hanno  inteso precisare che «lo sconcertante episodio confligge con l’esperienza quotidiana di chi a scuola  insegna o studia e offre una inconfutabile conferma del valore irrinunciabile dell’incontro con la  letteratura da parte dei giovani», perché «nella scuola, come nella vita, la letteratura consente a  tutti di trovare una chiave per far esistere le cose del mondo secondo il loro peso e la loro essenza, oltre il velo di ovvietà o di ipocrisia che le ricopre». «In un momento di trasformazioni convulse della nostra civiltà», continua il comunicato dell’ADI, «la lettura di un buon libro si offre come
mezzo potente per interrogare il senso del presente, per ascoltare le richieste di emancipazione, per arginare le derive del disagio nell’abbrutimento e nell’aberrazione».

Tutto questo, però, i bravi italianisti dovrebbero spiegarlo anche al rappresentante della seconda carica dello Stato. Pochi giorni orsono, infatti, il senatore Carlo Giovanardi ha tentato di presentare un’interrogazione parlamentare sulla vicenda, riportando testualmente i brani incriminati tratti dal romanzo “Sei come sei” di Melania Mazzucco.

Gli uffici competenti hanno, però, fatto notare al senatore che i brani trascritti, a causa del loro contenuto osceno, dovevano essere ritenuti
«sconvenienti», e quindi epurati dal testo. Ecco il tenore della lettera del Presidente del Senato  ricevuta da Giovanardi: «Egregio Senatore, mi riferisco all’interrogazione con richiesta di risposta orale, da Lei presentata in data 6 maggio scorso. Devo comunicarLe che il documento in oggetto
non corrisponde pienamente ai requisiti di proponibilità degli atti di sindacato ispettivo parlamentare, così come specificati nell’art. 146 del Regolamento del Senato. Mi corre pertanto l’obbligo di segnalarLe la necessità di apportare modifiche al testo della Sua interrogazione, nel
senso già comunicato per le vie brevi dagli uffici, in modo da renderne possibile l’annuncio e la pubblicazione nei resoconti del Senato. Con i migliori saluti. Pietro Grasso».

In effetti, l’art.146 del regolamento prevede espressamente che l’interrogazione non deve essere formulata «in termini sconvenienti». In realtà, quindi i supponenti e velenosi giudizi espressi dall’ADI contro le associazioni denunciati (Giuristi per la Vita e Pro Vita Onlus) rischiano di estendersi anche al Presidente del Senato, dott. Pietro Grasso. A questo punto si impone una domanda. Perché ciò che
viene considerato sconveniente ed osceno per un’aula parlamentare, non deve essere ritenuto tale per un’aula scolastica frequentata da minori adolescenti?

Riescono i bravi italianisti a capire che forse ci sono genitori che non gradiscono il fatto che a scuola ai propri figli di quattordici anni vengano propinate letture di brani osceni? Un piccolo saggio per avere un’idea: «(…) un pomeriggio, quando dopo la partita indugiò nello spogliatoio e si
ritrovò solo con lui, Giose decise di agire – indifferente alle conseguenze. Si inginocchiò, fingendo di cercare l’accappatoio nel borsone, e poi, con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò l’uccello in bocca. Aveva un
odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all’ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita». Oppure quest’altro pezzo di alta
letteratura: «La cabina era poco più grande di un ascensore, ma provvista di riviste pornografiche per stimolare l’erezione. Donne e uomini nudi, organi genitali squadernati in primissimo piano, adatti a ogni tendenza sessuale. Giose apprezzò la sensibilità dei dottori. Ma lo disgustò l’idea di
concepire suo figlio masturbandosi sulla fotografia di uno stallone professionista. Chiuse gli occhi, pensò a Christian, e attivò la mano. Eiaculò in quattro minuti, e per la fretta maldestramente metà lo schizzò fuori. Gocce di liquido cremoso e opalescente colavano sul bordo del contenitore.
Dovette pulirlo col kleenex. Il dottore incamerò il suo sperma e lo spedì in laboratorio senza commenti».

Il punto cruciale della vicenda, che è sfuggito agli italianisti, è il «diritto di priorità che i genitori hanno nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli», sancito dall’art. 26, terzo comma, della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sottoscritta nel 1948.

D’Agostino sa benissimo che quel principio è stato espressamente proclamato perché, dopo la seconda guerra mondiale, l’esperienza ha dimostrato quanto fosse stato devastante, distruttivo ed esiziale il Volksaufklärung, ovvero il sistema d’istruzione statale del Terzo Reich. Si è capito come l’istruzione pubblica in mano al potere è capace di diventare un’arma letale. Non era un caso, infatti, che le due competenze dell’istruzione pubblica e della propaganda fossero in capo ad un unico ministero, il Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda. E non è un caso che dal 13 marzo 1933 il ministro tedesco dell’Istruzione Pubblica fosse un tale di nome Joseph Goebbels. Il rischio di un indottrinamento è oggi ancora drammaticamente attuale.

Papa Francesco ne ha recentemente parlato, quando, lo scorso 11 aprile, ha denunciato che «gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti», e «conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”», attraverso «progetti di educazione che trasformano la scuola in un campo di rieducazione». Il 10 maggio scorso, il Santo Padre nel discorso tenuto in Piazza San Pietro al mondo della scuola ha coraggiosamente proferito queste parole: «L’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla». Ecco il vero motivo per cui è stata presentata la denuncia  contro l’iniziativa degli insegnanti del liceo classico Giulio Cesare.

Non stupisce, poi, il fatto che l’ADI abbia falsamente presentato i denunciati come «due associazioni di destra estrema». Ciò non è imputabile a superficialità nell’acquisire informazioni e semplice dabbenaggine. In realtà è il consueto e mai morto vezzo sessantottista di delegittimare e squalificare il “nemico”, impedendogli ogni dignità di interlocuzione, attraverso l’immarcescibile epiteto: fascista! E’ una comoda e facile scorciatoia per sottrarsi al confronto e per evitare di
ascoltare le ragioni degli altri. Facile ma molto triste!

Avv. Gianfranco Amato

 

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