14/10/2021 di Luca Marcolivio

Roma. Ballottaggio VI Municipio, Franco (centrodestra): «Con i principi non negoziabili la periferia può rinascere»

Il VI Municipio di Roma è decisamente il meno “gettonato” della capitale: parliamo del territorio a più basso reddito pro capite, con il più alto tasso di criminalità, la più bassa qualità della vita e la più alta concentrazione di edilizia popolare. Chiunque sarà eletto presidente al ballottaggio del 17-18 ottobre, avrà dunque davanti a sé una sfida enorme. Da sempre governato dalla sinistra e, negli ultimi cinque anni, dal Movimento 5 Stelle, il VI Municipio è a un passo da una svolta storica: al primo turno, il candidato di centrodestra Nicola Franco è risultato di gran lunga il più votato, con il 43,18 delle preferenze. A seguire, molto distaccata, la candidata pentastellata Francesca Filipponi, con il 21,95%.

La vittoria di Franco sembrerebbe dunque una concreta possibilità ma il diretto interessato rimane coi piedi per terra. «Si parte sempre da zero a zero», confida a Pro Vita & Famiglia. Nel suo comitato elettorale, però, c’è ottimismo e nemmeno lui lo nasconde. 51 anni, imprenditore, sposato con tre figlie di 22, 20 e 15 anni, Nicola Franco è stato eletto per la prima volta consigliere all’VIII Municipio di Roma (l’attuale VI) nel 1993, quando militava nel Movimento Sociale Italiano. Nelle file di Alleanza Nazionale è stato rieletto tre volte (1997, 2001 e 2006). Dopo otto anni di lontananza dalla politica, si è ricandidato nel 2016, stavolta come presidente del VI Municipio in quota Fratelli d’Italia, andando molto vicino a una vittoria che cinque anni dopo – dicono in molti – potrebbe finalmente realizzarsi. Cattolico praticante, una gioventù trascorsa nell’Azione Cattolica e negli Scout, Nicola Franco nutre la convinzione che i principi della Dottrina Sociale della Chiesa – tutela della vita, della famiglia naturale e della libertà educativa – possano essere la base per il rilancio di un territorio particolarmente problematico.

 

Nicola Franco, siamo alle battute conclusive della campagna elettorale. Nel suo Municipio, Lei è considerato favorito…

«Vedremo tutto lunedì sera, comunque ci sono buone possibilità di conservare il vantaggio del primo turno. Siamo fiduciosi, l’atmosfera è positiva, la gente ci vuole bene. Tutto fa presagire che con il lavoro fatto, con la credibilità che ci siamo conquistati sul territorio, forse è arrivato il momento di raccogliere i nostri frutti».

Quali sono le principali problematiche che affrontano quotidianamente le famiglie del VI Municipio?

«Purtroppo, tutti i record negativi sono nostri. Abbiamo il reddito pro capite più basso di tutta Roma, il commissariato di polizia locale fa più arresti che a Scampia. Siamo anche il Municipio romano con più residenti disabili, due terzi delle case popolari di Roma sono qui da noi. Siamo l’ultimo Municipio per qualità della vita. Le nostre famiglie vivono un’emergenza perenne. C’è quindi tantissimo da fare, bisogna rispondere alle esigenze dei cittadini e delle famiglie che soffrono».

Quali sono i principali punti del suo programma in fatto di politiche familiari?

«Nel nostro programma rimettiamo al centro la persona. Va superata la vecchia logica socialista per cui, se hai l’ISEE basso, il Comune ti dà 500 euro, ti accontenti e la cosa finisce lì. Serve, piuttosto una “anagrafe dei bisogni”, vanno misurate le esigenze del territorio, va preso atto dei problemi concreti e specifici che le famiglie affrontano: non tutte vivono lo stesso tipo di disagi, alcune sono assillate più dalla povertà, altre dalla droga. Va ricordato che, qui nel VI Municipio, Tor Bella Monaca è una delle piazze d’Italia più appetibili per lo spaccio. Ritengo che tutte le persone e le famiglie vadano sostenute da valori imprescindibili».

Con quali mezzi?

«Già come opposizione siamo riusciti, ad esempio, a dar vita ad una scuola privata su cui abbiamo investito quasi 80mila euro in borse di studio. Lo abbiamo fatto in collaborazione con i parroci della zona, ovvero coloro che conoscono più da vicino la realtà e il tessuto sociale del territorio: saranno loro a segnalare le famiglie più bisognose e i ragazzi più volenterosi cui gratuitamente verrà data la possibilità di continuare gli studi e imparare una professione. Vogliamo poi aiutare le famiglie che non arrivano alla fine del mese attraverso le realtà associative (penso, ad esempio, al Banco Alimentare) che da sempre fanno un grande sforzo, supplendo alle carenze dell’amministrazione pubblica».

La nostra onlus, come in tutte le elezioni, propone ai candidati di firmare un manifesto per i principi non negoziabili: lei lo sottoscrive?

«Lo condivido in pieno, tanto più che vengo dal mondo cattolico che quei valori imprescindibili li sostiene con più forza. Si tratta di principi che, anche in Parlamento, dovrebbero essere intoccabili, invece chi li sostiene, perché ha a cuore la società civile e il suo futuro, viene messo alla gogna e attaccato. Credo che chi condivide questi valori dovrebbe trovare il coraggio e, se necessario, anche la rabbia, per venire allo scoperto e sostenerli apertamente».

In tema di libertà educativa, qual è la sua posizione?

«Credo che l’educazione sia qualcosa che la scuola dovrebbe portare avanti assieme alle famiglie. In questo senso, vorrei che il VI Municipio diventi un laboratorio. Dobbiamo partire dal basso, dalle periferie più degradate e disperate e risollevarle grazie a questi valori imprescindibili. Io credo sia possibile».

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