14/01/2020

Regionali Emilia-R, Priamo Bocchi (FdI): «Incentivi per natalità e fiscalità familiare»

In Emilia Romagna, alle elezioni regionali del prossimo 26 gennaio, si potrebbe assistere ad una svolta epocale: nella “regione rossa” per eccellenza, si potrebbe presto affermare una maggioranza di diverso colore politico. Il centrosinistra ha scelto, come candidato, il presidente di regione uscente, Stefano Bonaccini del PD, sfidato dalla senatrice leghista Lucia Borgonzoni. Fino a pochi anni fa la vittoria del centrosinistra, in questa regione, sarebbe stata considerata scontata, ma ultimamente le cose sono cambiate, soprattutto dopo le elezioni in Umbria, il centrosinistra guarda con preoccupazione alle prossime regionali. Per questo motivo molti attivisti politici di lunga data, appartenenti all’area del centro-destra hanno dato con convinzione la loro disponibilità per la prossima corsa elettorale. Così come ci racconta Priamo Bocchi, candidato per Fratelli d’Italia.

 

Lei ha dichiarato di aver risposto ad una specie di appello, come nasce la sua candidatura?

«Ritengo che quella del 26 gennaio sia una disputa troppo importante alla quale tenevo molto a partecipare, perché per la prima volta, dopo cinquant’anni la regione Emilia Romagna può cambiare colore. Un feudo ritenuto inespugnabile dal 1970 per la prima volta è possibile liberarlo, scardinando un vero e proprio sistema di potere. Per questo mi sono messo a disposizione per poter dare il mio contributo, anche perché, tra l’altro, diversi amici e sostenitori mi hanno spinto e sollecitato a farlo, ho accettato questo impegno anche sull’onda di queste richieste».

Che giudizio ha sull’attuale amministrazione, che voto le darebbe e perché?

«Io darei un cinque perché individuo i difetti della sinistra di sempre: mi viene in mente la concezione della Regione molto burocratica, un’influenza negativa sula Sanità che è molto sindacalizzata e burocratizzata anche quella. Per non parlare del grave attacco alla famiglia rappresentato dal ddl contro l’omotransnegatività che limita la libertà di pensiero: la concezione che la sinistra ha della famiglia poi, è un vero e proprio ostacolo al progresso. Quasi come se la famiglia fosse un nucleo eversivo che vada sgominato e che rappresenta una limitazione alla libertà individuale, anziché considerarla il fondamento e la base di partenza di ogni scelta politica e provvedimento da promuovere e difendere. La Sinistra con questa legge di fatto la vuole smantellare, costruendo anche dei percorsi privilegiati per la comunità LGBT, inoltre, questa legge è un vero incentivo alla diffusione del gender nelle scuole. Per di più rende la Regione un bancomat, finanziando in automatico tutto ciò che è LGBT come se si trattasse di una categoria debole, quando le categorie deboli sono altre: gli anziani e i disabili. Infatti un grave affronto della Regione nei confronti dei disabili è il pagamento obbligatorio che persone già provate sono tenuta a versare, di una quota per i servizi di cui usufruiscono, superiore a quella dovuto, sulla base di una sentenza della Corte di cassazione perché nel calcolo dell’Isee che considerano, hanno inserito anche l’indennità di accompagnamento e la pensione di invalidità».

In che modo propone di cambiare lo stato attuale delle cose?

«Il rinnovamento è necessario anche solo per un principio di sana alternanza democratica e deve avvenire attraverso un cambiamento di direzione e di azione, attraverso quello della famiglia. Io ho proposto la costituzione di un’agenzia regionale per la famiglia e la natalità, perché l’Emilia Romagna ha un dato bassissimo di 1,32 nati per donna e l’obiettivo è quello di avvicinarlo all’1,90 della Francia, lo scopo è che questa agenzia sia un riferimento e ispiri i provvedimenti di tutti gli altri assessorati, perché la famiglia deve tornare al centro dell’azione politica. Propongo anche la costituzione di una fiscalità familiare, lavorare sul potenziamento degli asili nido, allargando anche la base di Isee che consente la detrazione perché abbiamo degli asili nido troppo cari. Vorrei lavorare anche sul mondo delle imprese per favorire la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia e poi sul sostegno ai disabili. Inoltre nella regione in cui è nato lo scandalo di Bibbiano, vorrei adoperarmi affinché, senza superare il sistema delle case-famiglia o dell’affido, si cerchi almeno di limitarlo perché i bambini rimangano il più possibile con le loro famiglia naturali         ».

 

di Manuela Antonacci

 

 

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