17/02/2018

Pro vita e famiglia, da sempre, col cuore: Federico Iadicicco

Federico Iadicicco, 43 anni, padre di famiglia, da sempre pro vita, da sempre in politica, ma mai da essa mantenuto perché ha sempre lavorato: per altre notizie biografiche, potete cliccare qui; oggi è candidato al  Senato, collegio uninominale di Roma 1 per Fratelli d’Italia: la sua diretta avversaria, in rappresentanza del centrosinistra è proprio la sua antitesi in tutti i sensi: Emma Bonino.

Gli abbiamo rivolto alcune domande, in vista delle prossime elezioni del 4 marzo.

Dott. Iadicicco, lei era in piazza a San Giovanni e al Circo Massimo in occasione dei due grandi Family Day, e partecipa regolarmente alla Marcia per la Vita. Come influisce questo sul suo programma elettorale?

  • Da sempre il mio impegno politico e civile è stato caratterizzato dalla difesa dei principi non negoziabili. Ho tenuto numerose conferenze contro l’ideologia gender in giro per l’Italia e collaboro con molte delle associazioni promotrici del Family Day e della Marcia per la vita. E’ la mia collocazione naturale perché ritengo che dalla nostra visione antropologica discendano tutte le altre scelte politiche. Sono poi convinto che la difesa della persona e della famiglia naturale non debba fermarsi alla giusta e ferma contrapposizione all’aggressione ideologica di stampo progressista, ma che sia il tempo di passare all’attacco. Per questo con Fratelli d’Italia siamo riusciti a convincere l’intera coalizione della necessità di mettere al centro del programma il più grande piano di sostegno alla natalità nella storia d’Italia per aiutare le giovani coppie a mettere al mondo i bambini. E’ un piano articolato che prevede uno stanziamento complessivo di circa 20 miliardi di euro. Si parte con una riforma fiscale per passare da una tassazione modulata sull’individuo ad un sistema che tenga conto del numero dei figli, disabili e anziani a carico. Inoltre rispondiamo all’assistenzialismo umiliante del reddito di cittadinanza dei 5 stelle con una misura per contrastare l’emergenza denatalità, ovvero il reddito d’infanzia per famiglie con reddito annuo inferiore agli 80mila euro (400€ mensili per i primi 6 anni di vita del bambino). Non possiamo poi di certo trascurare il problema della conciliazione maternità-lavoro: il costo non può ricadere sulle imprese e, se l’Italia vuole uscire fuori da questo inverno demografico, lo Stato deve farsi carico della copertura della maternità al 100% della retribuzione, detassare totalmente le assunzioni in sostituzione di maternità ed estendere la copertura del congedo parentale dal 30 all’80% della retribuzione. L’emergenza denatalità è il più grande dramma di questi tempi e non possiamo pensare di difendere vita e famiglia senza affrontare questa situazione, abbiamo il dovere morale di incentivare la natalità per dare un futuro all’Italia.

C’è speranza di poter rivedere /cancellare la normativa mortifera e antiumana che ci ha “regalato” il Parlamento uscente? (unioni civili , divorzio breve, biotestamento) e la 194?

  • Dipendesse solo da me abrogherei la Cirinnà, la legge sulla DAT e la 194 all’inizio della prossima legislatura. Ma temo che in Parlamento non ci saranno i numeri per farlo, anche se registro positivamente la convergenza di tutte le forze del centrodestra a favore dell’abolizione della pessima legge sulle unioni civili. In relazione alla 194 invece penso sia necessaria un’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul piano culturale e in tal senso apprezzo e condivido la petizione lanciata da ProVita a tutela della salute delle donne per informarle sulle conseguenze psico-fisiche dell’aborto. Proprio quest’anno ricorre il quarantennale dell’approvazione della legge che ha legalizzato l’aborto in Italia: sei milioni di bambini mai nati rappresentano la più grande strage degli innocenti della nostra storia, una ferita profonda e impossibile da rimarginare. Non accogliere la vita nascente ha anche conseguenze sulla psiche della madre e del padre, fino a ripercuotersi sull’intera società, che si ritrova in qualche modo coinvolta in questo dramma comunitario. La vita di ognuno di noi assume un senso principalmente nella relazione con l’altro. Se sarò eletto nel prossimo Parlamento, mi impegno a sostenere la vostra proposta di legge volta a garantire una completa informazione delle donne sui gravi danni fisici e psicologici dell’aborto.

Il centrodestra è una grossa coalizione e in quanto tale al suo interno non tutti possono essere “duri e puri”: questo induce molti a votare per partiti minori che rischiano seriamente di non prendere il 3% e quindi di sprecare il voto a favore del Di Maio di turno. Cosa può dire a questi incerti?

  • Tanto la sinistra quanto i 5 stelle sono schierati culturalmente e ideologicamente dalla parte del nichilismo e del relativismo etico. Dunque una loro maggioranza in Parlamento produce naturalmente leggi contro la dignità della persona e per la destrutturazione della famiglia naturale, come avvenuto in modo puntuale nel corso della legislatura appena terminata. La presenza del centrodestra al governo costituisce storicamente un argine contro questa deriva. La destra italiana poi è sempre stata schierata in difesa dei principi non negoziabili, Fratelli d’Italia ha assunto una posizione inequivocabile a difesa della vita e della famiglia naturale e ha imposto il piano per la natalità tra i primissimi punti del programma di coalizione. Per queste ragioni e in considerazione dell’attuale sistema elettorale, ogni voto non dato al centrodestra favorisce chiaramente la vittoria della sinistra e dei 5 stelle. In particolar modo nei collegi uninominali il dentro o fuori impone una riflessione molto seria. Ad esempio nel collegio Roma 1 del Senato io sono il candidato unico del centrodestra e in quanto tale il solo in grado di sconfiggere Emma Bonino, candidata dalla sinistra. Chi vota per altre liste, favorisce indirettamente la mia sfidante che è senza dubbio la più autorevole rappresentante di quella cultura relativista e nemica dell’umano che combattiamo con forza.

Francesca Romana Poleggi


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