Conosciamo tutti, ormai, Planned Parenthood, l’azienda tristemente nota per il numero impressionante di aborti che ha praticato, tanto da essere chiamata “Il Gigante dell’aborto”. E sappiamo bene anche che, fra le “gesta” dell’azienda, vi sono anche numerosissime campagne di indottrinamento di bambini e ragazzi nelle scuole. Un articolo di Life News, attraverso la storia di Monica Cline, ci spiega il motivo di tanto impegno da parte di Planned Parenthood.
Nel diventare insegnante di educazione sessuale, durante la formazione impartita da Planned Parenthood, Monica chiese al suo educatore: «Come faccio a insegnare a queste ragazze a non fare sesso?». La risposta, «No cara, non stiamo insegnando loro a non fare sesso. Stiamo insegnando loro come farlo più sicuro», mostra chiaramente come ciò che interessa a Planned Parenthood non sia “educare”, ma mandare avanti il suo mercato.
Come? Semplice: insegnando agli adolescenti che i loro prodotti per evitare le gravidanze sono “sicuri”, per poi, quando ciò non accade e la gravidanza ha avuto inizio, invitarli a tornare presso le loro strutture per un aborto facile e veloce.
Così i ragazzi vengono trattati come macchine da sesso, da sfruttare per trarne profitto a tutti i costi. Una vera educazione all’affettività condurrebbe necessariamente le giovani generazioni a vivere la sessualità unicamente nell’ambito dell’amore fedele e responsabile che le è proprio, nella formazione, quindi, di una nuova famiglia. Invece, giova alle grandi aziende abortiste insegnare ai ragazzi ad avere più esperienze sessuali possibili. In tal modo, più facilmente questi ultimi ricorreranno a contraccezione ed aborto.
Ma i ragazzi hanno una dignità, il loro corpo merita rispetto. Monica ha capito ciò ed ha lasciato il lavoro. Ora ci offre la sua testimonianza per ricordarci quanto sia importante far prendere coscienza ai ragazzi del proprio valore, piuttosto che spingerli, con gravi rischi per la salute delle donne, ad aborto e contraccezione.
Luca Scalise