02/05/2015

Omofobia e gender: il Comune di Soraga (TN) si fa sentire

L’Adige ci informa che il Consiglio Comunale di Soraga (TN) ha votato compatto l’invito a un consigliere Provinciale affinché ritiri la sua firma da un disegno di legge contro l’omofobia in discussione al Consiglio provinciale.

Il Comune è piccolo, la  prassi non è certo canonica (ha “fatto sorridere” il destinatario), ma il fatto che un Comune abbia espresso la sua opinione e lo faccia presente a chi in base alle regole democratiche lo rappresenta in Provincia, non è del tutto trascurabile.

Potrebbe essere una buona prassi che tutti i Comuni potrebbero realizzare nei confronti degli enti maggiori: se vale la democrazia e il principio di sussidiarietà, questi ultimi (Regioni e /o Province) pur non essendo tecnicamente tenuti ad assecondare gli enti minori, però dovrebbero tener presenti le istanze che vengono dal basso.

Spiega l’Adige: «Beppe Detomas ritiri la sua firma dal disegno di legge contro l’omofobia ed inviti i suoi colleghi a votare contro quando quest’ultimo arriverà in aula». Questo, in estrema sintesi, il contenuto della mozione presentata nell’ultima seduta del consiglio comunale di Soraga dal vice sindaco Francesco Dellantonio ed approvata con dieci voti a favore, astenute Martina Pederiva ed Evi Pederiva. Per la prima volta un consiglio comunale approva una mozione di questo tipo. Il 14 luglio scorso la quarta commissione legislativa permanente, presieduta dal consigliere ladino Beppe Detomas, inviava alla discussione del consiglio provinciale, con la firma dello stesso Detomas, il disegno di legge «Interventi di contrasto alle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale, dalla identità di genere o dall’intersessualità», poi entrato a più riprese nell’agenda dei lavori dello stesso consiglio ma finora non approvato per l’ostruzionismo di alcuni consiglieri, che Dellantonio definisce «benemeriti».

Bludental

«Ciò che più preoccupa – recita la mozione – è l’inserimento in maniera subdola, quanto pervicace, di pericolosi elementi di filosofia gender, che vorrebbe imporre la tendenza a negare le differenze tra uomo e donna. Il nostro modo di pensare la famiglia, la nostra storia, la nostra cultura ladina, le nostre tradizioni ed il chiaro orientamento dei nostri valori poco o niente si conciliano col modello proposto dal decreto e con le istanze delle lobby lesbiche, gay e transessuali. Senza dimenticare lo statuto comunale che promuove la valorizzazione sociale della maternità e della paternità».

Tutto ciò premesso, si impegna il sindaco «a farsi portavoce nei confronti di Detomas perché riveda la sua posizione, ritiri la sua firma e, se il ddl dovesse tornare in consiglio provinciale, voti ed inviti i suo colleghi a votare contro».

«La legge di base è anticostituzionale ed in Trentino non c’è alcun dramma omofobico» il commento di Gianluigi De Sirena, mentre Martina Pederiva ha ritenuto «giusto considerare anche chi ha propensioni diverse». 

«Mettere in discussione il valore della famiglia – ha concluso Dellantonio – rappresenta una tremenda deriva di valori».

Particolare molto rilevante è che la minoranza ladina, con questa decisione, sconfessa pubblicamente il proprio rappresentante in Provincia, dato che, Giuseppe Detomas, è stato eletto nel Consiglio della Povincia di Trento alle elezioni del 27 ottobre 2013 nel seggio riservato alla minoranza ladina, all’interno della coalizione che sosteneva Ugo Rossi, presidente della Provincia.

Entra a far parte del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige ed è nominato assessore regionale delle minoranze linguistiche, che oggi lo contestano.

Redazione

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