11/06/2018

Nathan Larson: un candidato per normalizzare la pedofilia

Tra i candidati al Congresso americano, Nathan Larson (nella foto) non passa certo inosservato. Tutti i media, infatti, lo presentano per gli aspetti che lo contraddistinguono e che, secondo la mentalità dominante, sono ritenuti molto negativi.

Tutti pronti a denunciarlo come misogino, razzista e con la grave pecca di essere di destra. Strano, però, che i media siano molto imbarazzati – tanto da non segnalarlo e non stigmatizzarlo – dal fatto che Larson combatta per la legalizzazione della pedofilia. Forse per loro questo non è un difetto.

Larson esprime bene e coerentemente l’ideologia del “tutto è possibile e tutto è lecito”, in nome della libertà. Pedofilo dichiarato e fiero di esserlo, dopo aver più volte violentato sua moglie, in seguito morta suicida, pare che non faccia mistero di voler abusare anche della sua bambina di tre anni, della quale, fortunatamente, non ha più la patria potestà.

Di tutto ciò solo alcuni media si sono curati di parlare: e Larson ha spiegato che i bambini, vittime della pedofilia, in realtà provano piacere per le “attenzioni” ricevute e che il dispiacere apparente è unicamente dovuto allo stigma che la società inculca loro a proposito dei rapporti con gli adulti. Insomma, se i bambini vittime della pedofilia soffrono non è colpa dei pedofili ma degli stereotipi.

“Love is Love”, del resto. E Larson è un interprete emblematico del libertarismo conseguente al mito della “autodeterminazione” sfrenata che oggi va tanto in voga: ogni desiderio è un diritto, tutto ciò che voglio è  lecito.

Stessa filosofia che ispira l’omosessualismo e coloro che promuovono l’ipersessualizzazione dei bambini.

Censurare il pensiero di Larson? Impedire la sua canditatura? Non se ne parla in un mondo in cui si predica da  mattina a sera la libertà (sessuale) senza limiti: sarebbe da bigotti medievali.

Scrive Benedetta Frigerio su La Nuova Bussola Quotidiana che «per le sue affermazioni, Larson dovrebbe essere arrestato per istigazione a delinquere», e invece «è emblematico di una società imbarazzata da se stessa, che dopo aver predicato la libertà senza vincoli (di sposarsi con cani e gatti, con persone dello stesso sesso o più persone, etc.) fatica a trovare argomentazioni teoriche per impedire una candidatura simile».

Conclude la Frigerio: «Perché o la libertà, così come la sessualità, hanno un fine e uno scopo cui devono essere ordinati, con i limiti posti dalla legge naturale, oppure l’attacco alla pedofilia (a meno che serva a colpire la Chiesa Cattolica) rimarrà debole e contribuirà a lasciare che la società si abitui anche a queste idee. Oggi è ancora uno scandalo parlare di pedofilia, come lo era parlare dei rapporti fra persone dello stesso sesso anni fa. Ma domani?».

Redazione

 

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