10/11/2022 di Luca Marcolivio

Midterm. Giubilei: «Ecco perché DeSantis è uomo chiave per i pro-life»

Cosa succede negli Stati Uniti dopo le elezioni di medio termine? Quanto ha pesato il dibattito sull’aborto? Quali sono i candidati pro-life di maggior rilievo? Pro Vita & Famiglia ne ha parlato con Francesco Giubilei, giornalista, saggista e fondatore della casa editrice Giubilei-Regnani.

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Francesco Giubilei, nonostante la forte impopolarità del presidente Biden, la “red wave” repubblicana non c’è stata. Secondo lei, a cosa è dovuto questo fenomeno?

«Aspettiamo di vedere quale sarà l’esito definitivo ma, comunque vada, il risultato per i Democratici è negativo. È altrettanto vero che quello dei Repubblicani, per quanto sia stato un buon risultato, è stato al di sotto delle aspettative: ciò può essere dovuto a una serie di fattori, uno dei quali è legato senza dubbio alla figura di Donald Trump. Molti analisti, anche di ambito repubblicano, hanno sottolineato che, dopo tutto quello che è accaduto dopo l’esito delle Presidenziali di due anni fa e dei fatti di Capitol Hill, si è determinata un’ulteriore polarizzazione rispetto alla figura divisiva di Trump. Il rischio è che, in questa fase in cui l’amministrazione Biden, specie in politica estera e in economia, si sta rivelando non all’altezza, una parte di elettori “moderati”, che potrebbero potenzialmente votare per i Repubblicani (o comunque non vogliono votare per i Democratici), con un ipotetico ritorno sulla scena di Trump, decidano di non votare per il Partito Repubblicano. Ciò è confermato, per certi versi, dal risultato elettorale in Florida, dove ha vinto a valanga il governatore uscente Ron Desantis, che potrebbe essere uno sfidante di Trump alle prossime primarie repubblicane. La vittoria così netta di Desantis e, al contempo, il risultato al di sotto delle aspettative per i Repubblicani, iniziano a farmi pensare che questo esito elettorale possa essere dovuto proprio a un ritorno in campo della figura di Trump».

Secondo un sondaggio, circa il 5% degli americani considerano l’aborto come il principale argomento di interesse nella campagna elettorale: percentuale trascurabile o, comunque, da non sottovalutare?

«Non credo che, al netto di quanto si dica in Italia e su certi media liberal americani, il tema dell’aborto sia stato in grado di spostare elettori dal Partito Repubblicano al Partito Democratico. Ci viene detto che, sostanzialmente, il Partito Repubblicano non avrebbe ottenuto questa grande vittoria, perché ha messo in campo delle politiche pro-life talmente radicali da allontanare alcuni elettori. Questa, però, è una chiave di lettura sbagliata, perché il vero tema di queste elezioni non è stato l’aborto, bensì le problematiche di carattere socio-economico, inflazione in primis, e la guerra in Ucraina. All’interno di questa macroarea, c’è anche l’aborto. Però dire che il Partito Repubblicano non vince perché ha una linea pro-life mi sembra un’analisi sbagliata».

Quindi, la sentenza della Corte Suprema dello scorso 24 giugno non avrebbe inciso sul risultato finale?

«Non si può dire che non abbia inciso per niente: è una sentenza storica e importante, crea un precedente. L’aborto è una tematica che interessa una parte dell’elettorato che si connota per essere per lo più giovane e residente in Stati democratici come la California, dove c’è una forte contrarietà ai temi etici e al diritto alla vita e dove la cultura woke è riuscita a incidere di più rispetto ad altre aree degli Stati Uniti. È errato dire che questa sentenza non ha condizionato i flussi elettorati ma in questa fase i cittadini si sentono più toccati da temi di carattere economico, anche se una figura come Trump polarizza molto e tende ad offuscare ogni altro tipo di argomento».

Tra i repubblicani neoeletti, un pro-life di grande rilievo è sicuramente il riconfermato governatore della Florida, Ron Desantis, che ha rivendicato in modo particolare le sue battaglie per la libertà educativa. È il segno che certe istanze, se portate avanti con efficacia e intelligenza, alla fine pagano sempre?

«Ron Desantis è una figura a cui dovremmo guardare con grande interesse, per una serie di motivi. Ha una linea molto decisa per quanto riguarda il diritto alla vita e questo è un primo dato molto importante. Inoltre, durante la pandemia, ha adottato una linea più aperturista rispetto ad altri Stati americani, per non parlare dell’Italia, dove, tra l’altro, certe misure restrittive adottate sono in contrasto con alcuni principi costituzionali. Al tempo stesso, è un governatore che ha portato avanti politiche economiche che hanno invogliato molti americani e molti stranieri a trasferirsi in Florida. Proprio grazie a Desantis, poi, si è evitato che la scuola e l’università fossero contaminate da quelle espressioni della cancel culture, del politicamente corretto, della cultura woke e di ogni forma di contrarietà ai valori tradizionali che hanno fatto la storia della società democratica. Desantis è una figura che, a mio modo di vedere, può davvero rappresentare il futuro del Partito Repubblicano. È chiaro, però, che, se deciderà di scendere in campo alle primarie, si ritroverà a sfidare Trump e, se dovesse batterlo, si aprirebbe uno scenario completamente nuovo per i Repubblicani. Se, al contrario, Desantis sfida Trump e perde le primarie, diventerebbe complicato per lui presentarsi una seconda volta. Di contro, se decide di non presentarsi, rischia di vedersi passare davanti un treno, che chissà se ritornerà».

Tra gli altri eletti, quali sono, a suo avviso, le figure più spiccatamente pro-life e pro-family?

«Penso a figure come J.D.Vance, eletto senatore in Ohio, cristiano e vicino al mondo trumpiano, che ha sempre lottato anche per i temi etici. Anche Vance è una figura da seguire con attenzione. Al di là dei singoli nomi, comunque, ciò che fa la differenza è nell’avere persone che siano in grado di portare avanti politiche a sostegno della natalità e della famiglia, politici in grado di realizzare un’agenda opposta a quella che vorrebbe smantellare la famiglia, puntando soprattutto su un indottrinamento che parte dalle scuole dell’infanzia. Tutti i profili che si trovano nel Partito Repubblicano e che hanno portato avanti politiche di questo genere, vanno accolti positivamente».

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