05/02/2014

Maschile e femminile fanno la differenza

I maschi e le femmine sono diversi. Non è un’affermazione politicamente scorretta ma la costatazione di una realtà che quando viene negata in nome di una indifferenziazione omologante, a soffrirne va a finire che sono principalmente le donne.

A dirlo è anzitutto la scienza. In un articolo di qualche tempo fa Il Sole 24 Ore riportava come le scoperte scientifiche convergano su un punto: “il cervello maschile e femminile sono diversi”. Non c’entra il quoziente intellettivo né una presunta superiorità di uno sull’altro, semplicemente maschi e femmine hanno capacità e caratteristiche differenti e, spesso, complementari.

Ad esempio l’articolo spiega come ci sia una differenza nel “rapporto tra materia grigia (numero di cellule) e materia bianca (densità delle connessioni). In questo caso i maschi hanno 6,5 volte più della prima e 10 volte in meno della seconda”. Ciò incide per esempio sulla capacità di comunicare: i maschi hanno meno sviluppato l’emisfero che rende più capaci di esprimere verbalmente le proprie emozioni e i sentimenti.  Le donne invece “possie­dono cellule nella neocorteccia ammassa­te con una densità significativamente su­periore, al limite dell’ingorgo, negli strati che servono a processare i segnali in entra­ta e in uscita dall’ambiente circostante”, ciò le rende più capaci di gestire le reazioni emotive, e di stringere legami affettivi molto più solidi.

Il cervello femminile inoltre “riesce a reclutare sinapsi (collegamenti tra le cellule nervo­se) in maniera massiva da entrambi i lati del cervello” mentre i ma­schi, “per fare questo, usano quasi esclusi­vamente il cervello sinistro”. Il lato sinistro, proprio dei maschi, “scan­disce il senso del tempo, la velocita` degli eventi e orienta le coordinate spaziali, mentre quello sul lato destro si occupa del­ le relazioni tra oggetti, tra le parti del cor­po e orienta l’attenzione su segnali specifi­ci rispetto al «rumore di fondo»”. Per questo gli uomini sono più capaci di orientarsi o di essere puntuali mentre le femmine sanno concentrarsi su un dettaglio importante (il pianto di un bambino ad esempio) dimenticando tutto il resto.

L’importanza della relazione tra maschile e femminile emerge chiaramente quando si parla di figli. Recentemente abbiamo segnalato una ricerca piuttosto approfondita che, comparando varie tipologie di famiglie, ha riscontrato che l’unica che garantisce lo sviluppo equilibrato dei figli e l’ambiente ideale per la loro crescita è quella formata da un padre ed una madre. Tutti gli altri modelli: famiglie separate, ricostituite, monoparentali o unioni omosessuali creano problemi per la prole.

Ultimamente alcuni ricercatori hanno studiato gli scompensi derivanti dalla privazione di una delle due figure genitoriali (in questo caso il padre) osservando il comportamento dei topi. Il risultato: le cavie cresciute in assenza del padre hanno sviluppato scompensi nella socializzazione risultando più aggressivi dei loro simili allevati con entrambi i genitori. È la prima volta che si registrano effetti dell’interazione maschile-femminile anche nel mondo animale. Tra l’altro tali effetti si presentano in misura maggiore nella prole femminile rispetto a quella maschile.

Di fatto al giorno d’oggi la mancata valorizzazione della differenza tra i sessi penalizza di più le donne. Recentemente la neuropsichiatra Mariolina Ceriotti Migliarese ha proposto una riflessione sulla riscoperta della specificità femminile, evidenziando il problema della cultura dell’uguaglianza che spesso degenera in omologazione: “il mondo di oggi ci fa sentire obbligate ad una faticosa omologazione: ci racchiude in tempi, modi e obiettivi che sono “al maschile”, facendoci pensare che malgrado ogni sforzo non siamo mai abbastanza brave. Forse, semplicemente, non siamo mai abbastanza maschili?”.
A riprova di queste riflessioni nei mesi scorsi abbiamo potuto registrare come, soprattutto in occidente, si assiste a fenomeni di disagio soprattutto tra le donne. E’ il caso di alcune ricerche che registrano come le eccessive preoccupazioni economiche e del lavoro spesso fanno sentire le donne intrappolate in modelli di vita lontani dalle loro aspirazioni. Come sta accadendo in Inghilterra in cui le ragazze nate tra il 1985 e il 1994 si stanno ribellando a questo schema, tornando a desiderare prima la maternità rispetto alla carriera.

Fonte: Documentazione.info

banner loscriptorium

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.