13/05/2019

«L’utero in affitto è reato, non si può trascrivere»: parola del sindaco di Coriano

A fronte di sindaci (Appendino, Merola, Raggi e molti altri) che hanno fatto trascrivere bambini come figli di coppie omogenitoriali all’anagrafe, vi sono molti altri primi cittadini che compiono scelte opposte. Per ragioni di legalità e regolarità amministrativa ma anche per una questione di principio e per un concetto di bene comune che va nella direzione della tutela della famiglia naturale. Mimma Spinelli, sindaco di Coriano (RN) al secondo mandato (è stata eletta nel 2012 e confermata nel 2017) è uno di questi amministratori. La sua militanza in una lista civica le ha permesso di recepire le istanze della cittadinanza “dal basso”, con meno mediazioni e più libertà. E il risultato è una politica spiccatamente pro family.

Sindaco, com’è nato il suo impegno civico-politico?

«Faccio politica da sempre, la mia prima esperienza è stata a 18 anni, quando ancora vivevo in Puglia. Poi mi sono trasferita in Romagna e, nel 2009, ho ripreso il mio impegno, ho militato per due anni e mezzo nel Popolo della Libertà, risultando la prima dei non eletti nel gruppo di minoranza. Negli anni successivi la giunta di centrosinistra è stata commissariata per dissesto nel bilancio. Nel frattempo, io ero diventata vicepresidente del consiglio di circolo scolastico e, assieme ad altre mamme e in collaborazione con il commissario, mi sono impegnata a salvare tutti i servizi legati alla scuola, al sociale, all’infanzia e ai disabili, che rischiavano di essere tagliati.
La mia candidatura in una lista civica è stata conseguente. In quell’occasione sono stati i cittadini a rivolgersi a me: attraverso una serie di assemblee pubbliche, ci siamo riuniti in un nuovo progetto per mettere al centro i servizi, i cittadini e i loro bisogni. Non è stato un percorso semplice. Mentre i partiti politici si dividono ideologicamente su molti temi, i cittadini sono abituati a ragionare in maniera più concreta. Hanno quindi dato fiducia alla nostra lista civica che, dopo più di 60 anni, ha messo fine al monopolio del centrosinistra. Siamo andati avanti costruendo progetti intorno ai bisogni dei cittadini, non intorno alle ideologie. Ho grande rispetto per i partiti ma è evidente che il civismo consente di agire più liberamente e di stare al fianco dei cittadini in modo diretto. Alcuni sabati al mese, c’è l’iniziativa del “caffè col sindaco”, in cui la gente si avvicina a me, con molta tranquillità e ci confrontiamo su qualunque tema».

Pro Vita & Famiglia ha lanciato un manifesto per i candidati alle amministrative, analogo a quello per le Europee. Se lei fosse stata nuovamente candidata lo avrebbe firmato?

«È un manifesto che condivido pienamente. Le politiche familiari sono al centro della mia attività amministrativa, fin dall’inizio del mio primo mandato. Ho sempre seguito una condotta di pensiero che si è tramutata in azioni concrete, dove il sostegno alla famiglia è fondamentale. Mi riferisco, ad esempio, allo sportello sociale e allo sportello contro la violenza sulle donne. Nel rito per il matrimonio civile, abbiamo fatto inserire una formula che richiama l’attenzione sul rispetto della donna e sulla condanna della violenza ogni giorno dell’anno. A questo proposito, siamo soliti consegnare anche una pergamena alla coppia come pro memoria per il loro impegno al reciproco rispetto per il resto della vita».

Qualche mese fa, lei si è rifiutata di trascrivere all’anagrafe due bambini nati tramite utero in affitto, come figli di una coppia di uomini. Come sono andate le cose?

«Mi era arrivata una richiesta di trascrizione per due bambini nati a Las Vegas. Io ho evitato di trascrivere l’atto, scrivendo al Ministro degli Interni, Matteo Salvini, al quale ho fatto presente che c’era un vuoto normativo e che l’utero in affitto è reato per la legge italiana, quindi era il legislatore che doveva spiegare a noi sindaci cosa fare. Poi quella coppia ha revocato la richiesta e questo mi ha fatto comprendere che quanto desideravano non era fondato dal punto di vista giuridico. Anche per questo, ho accolto con molto favore la sentenza della Cassazione che vieta di trascrivere questo tipo di atti, commentandola sul mio profilo Facebook con queste parole: “Si confondono i diritti con il diritto”. La famiglia è soltanto quella prevista dal dettato costituzionale (art. 29), con un padre e una madre. Bene ha fatto, quindi, il ministro Salvini a cancellare la dicitura “genitore 1” e “genitore 2” sulle carte d’identità. Tutto ciò è legittimo non solo per un discorso di principi o valori ma anche per un discorso di cultura e tradizione. Credo assolutamente nei diritti dell’essere umano per tutti ma questi diritti devono partire da quello che siamo».

Quella coppia che voleva trascrivere, poi, cosa ha fatto?

«Lo hanno fatto in un Comune limitrofo, che si è messo così sulla scia di Roma, di Torino, di Bologna o di Gabbice Mare, dove il sindaco si è fatto una gran pubblicità, facendosi fotografare con i bambini di cui aveva trascritto gli atti, dicendo che quella della Cassazione, in fondo, “;è solo una sentenza“;. Ritengo molto grave che un rappresentante istituzionale possa dire questo, perché quella sentenza non lascia spazio all’interpretazione. Se un atto non si può trascrivere, semplicemente non va trascritto. Sta di fatto che l’utero in affitto in Italia è reato, rappresenta uno svilimento della donna e non è banale che anche le femministe facciano quadrato su questa posizione».

Su quali altri temi sensibili è intervenuta come sindaco?

«Lo scorso ottobre, quando ho portato i saluti istituzionali alla conferenza della Comunità di San Patrignano (che ha sede nel nostro Comune), ho detto, dati alla mano, che anche le droghe “leggere” fanno male e ho annunciato che avrei ostacolato l’apertura dei negozi di cannabis light. L’ho detto al Ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, che ha parlato dopo di me e che ha ribadito il concetto nel suo intervento».

Quando nel 2022 terminerà il suo secondo mandato, pensa di proseguire il suo impegno politico in altre sedi?

«Al momento è prematuro dirlo, anche perché la politica è in costante evoluzione. Nel frattempo continuo a mantenere rapporti istituzionali corretti con tutti per fare il bene del mio territorio, partendo dal presupposto che sono avvantaggiata a non far parte di un partito: in questo modo posso interfacciarmi a livello istituzionale in modo diretto. Ho un grandissimo lavoro da svolgere sul territorio e il mio team mi dice che avrà bisogno di me anche tra più di tre anni! Quindi dovrò pensarci bene…».

Luca Marcolivio

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