12/12/2018

L’Europa condanna l’utero in affitto, la buona battaglia guadagna nuovi spazi

Nello stesso periodo in cui i media continuano, più o meno sotterraneamente, la loro opera promozionale dell’utero in affitto, le istituzioni politiche si muovono nella direzione opposta. A partire da quelle europee. Questa, almeno, è l’intenzione dell’eurodeputato slovacco Miroslav Mikolasik del Ppe, il quale vorrebbe far inserire un emendamento che denuncia la pratica della maternità surrogata all’interno della Relazione annuale sui diritti dell’uomo e la democrazia nel mondo, firmata dall’europarlamentare Petras Austrevicius, che il Parlamento europeo dovrebbe approvare in plenaria quest’oggi.

Nello specifico, l’emendamento di Mikolasik impegna il Parlamento europeo a ribadire «la sua condanna della pratica della maternità surrogata, che mina la dignità umana della donna dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono utilizzate come merce». Un impegno chiaro e molto netto, dunque, che andrebbe senz’altro a migliorare una Relazione annuale sui diritti dell’uomo che – come spesso succede – presenta passaggi condivisibili, anche se spesso troppo generici, sul piano della tutela dei diritti e della dignità umana, toccando argomenti delicati quali la libertà di espressione e di religione, la tutela delle minoranze, le garanzie democratiche, la situazione delle donne e dei minori.

Nonostante il politico slovacco del Ppe abbia raccolto le 76 firme necessarie per depositare l’emendamento, i bene informati evidenziano però come un simile atto, con gli equilibri politici attuali, abbia purtroppo scarse possibilità di successo. È tuttavia un tentativo che va fatto, anche perché l’emendamento in questione, a ben vedere, altro non fa che riprendere il testo del paragrafo 115 delle Relazione sui diritti umani del dicembre 2015. Già tre anni fa, infatti, il Parlamento europeo si confrontò con una Relazione preparata dal popolare rumeno Cristian Dan Preda nella quale si ribadiva un chiaro stop all’utero in affitto quale pratica che riduce la donna, il suo grembo e i bambini a pure merci, con lo sfruttamento soprattutto delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo.

Ebbene, a giudicare da quanto accaduto da quel 17 dicembre 2015 a oggi, con la maternità surrogata sempre più promossa anche grazie a testimonial d’eccezione – si pensi, su tutti, al calciatore Cristiano Ronaldo – è evidente come una nuova presa di posizione contro tale pratica sarebbe decisamente utile. Per questo, anche se come detto non è purtroppo semplice, c’è da augurarsi che l’iniziativa dell’onorevole Mikolasik abbia successo. Non solamente per l’ingiustizia intrinseca dell’utero in affitto, ma anche perché pare di trovarsi in uno snodo decisivo a livello internazionale su questo fronte.

Infatti, se da un lato la “gestazione per altri”, come viene eufemisticamente chiamata dai suoi promotori, registra nel complesso un mercato globale purtroppo in continua espansione, dall’altro le voci critiche contro quello che viene sempre più percepito come un abuso e una mercificazione – basti pensare, per stare all’Italia, alla netta opposizione di Arcilesbica contro tale pratica – non mancano. Ecco che allora le istituzioni politiche tutte si trovano di fronte quasi a un punto di non ritorno, con la possibilità di consentire o arrestare, con una presa di posizione, il dilagare di una nuova frontiera dello schiavismo altrimenti destinata a dilagare. Di qui la necessità di atti come quello proposto da Mikolasik.

Perché ogni giorno in più che passa senza una chiara condanna dell’utero in affitto segna, di fatto, una crescita della difficoltà di opporsi a una pratica che – complici i mass media, su questo versante come su altri parecchio sbilanciati in un’ottica progressista – inizia a essere sostanzialmente accettata da settori crescenti dell’opinione pubblica. E questo, alla luce di quanto fin qui detto, appare qualcosa di doppiamente inaccettabile.

Giuliano Guzzo

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