05/12/2013

Le cellule staminali adulte che imitano il cervello umano sono la speranza per le malattie neurologiche

Uno studio pubblicato recentemente ha dimostrato che le cellule staminali adulte, derivate da fonti che non presentano problemi di tipo etico, possono essere utilizzate per creare tessuti viventi che imitano lo sviluppo del cervello umano. In base ai risultati ottenuti, pubblicati poi sulla rivista scientifica Nature, i ricercatori hanno affermato che, utilizzando le cellule staminali umane derivate dalle cellule della pelle, sono stati in grado di assemblare pezzi di tessuto vivente simili al cervello. Queste cellule staminali potrebbero rivelarsi una risorsa preziosa per lo studio e il trattamento di vari disturbi dello sviluppo neurologico.

I ricercatori hanno sviluppato complessi assemblamenti di tessuto neurale che assomigliano a tessuti connettivi trovati nel cervello e in altre parti del corpo, a partire dalla coltivazione di cellule staminali su un terreno di coltura a base di gel sintetico. Hanno poi integrato queste masse di tessuto con sostanze nutritive e ossigeno. Gli scienziati avevano precedentemente utilizzato cellule staminali umane per far crescere strutture che assomigliano agli occhi e persino strati di tessuto simile alla corteccia del cervello.

“La grande sorpresa è stata che ha funzionato”, dice Juergen Knoblich, biologo dello sviluppo presso l’Istituto di Biotecnologia Molecolare a Vienna e membro del team che ha condotto lo studio. I complessi di tessuto sono cresciuti a tal punto da assomigliare al cervello dei bambini non ancora nati, alla nona settimana di gestazione.

Il Dr. Knoblich ha anche sottolineato che la struttura del tessuto non è la stessa di quella di un cervello intatto – aggiungendo che la normale maturazione cerebrale in un embrione è con molta più probabilità orchestrata da segnali di crescita provenienti da altre parti del corpo. Il tessuto manca anche di vasi sanguigni, probabile motivo per cui il tessuto è cresciuto solo fino a 3-4 millimetri di diametro.

I ricercatori che hanno condotto lo studio hanno usato il sistema per fare un modello degli aspetti chiave della microcefalia, una condizione neurologica che provoca una scarsa crescita del cervello  e il deterioramento cognitivo.   La microcefalia può essere causata da una varietà di fattori genetici e ambientali, ma ad oggi per essa non esistono cure. Secondo il gruppo di ricerca, le masse di tessuto coltivato da cellule staminali derivate dalla pelle di una persona con microcefalia non sono cresciute così tanto come quelle derivanti dalle cellule staminali di una persona sana.

Il gruppo di ricerca ipotizza che questo sia dovuto alla prematura differenziazione delle cellule staminali neuronali all’interno dei pezzi di tessuto microcefalici che diminuisce la popolazione delle cellule progenitrici che alimenta la normale crescita del cervello.

Quanto più gli scienziati saranno in grado di conoscere tali disturbi, tanto più ci sarà speranza per coloro che sono colpiti da queste malattie e per i loro familiari.

La notizia di questo progresso nel campo della scienza delle cellule staminali giunge non appena l’Istituto di Medicina Rigenerativa della California (CIRM) ha stanziato un finanziamento per gli assegni di ricerca sulle cellule staminali pari a 40 milioni dollari. Ancora una volta le sovvenzioni di questo istituto hanno favorito una ricerca etica, che vede protagoniste le cellule staminali non embrionali.
La motivazione di questa scelta però non si fonda sulla convinzione per cui ogni vita umana ha in sé una dignità intrinseca, compresa la vulnerabile fase embrionale, bensì sul fatto che la ricerca sulle cellule staminali embrionali non ha prodotto nessun risultato utile alla creazione di trattamenti vitali mentre la ricerca sulle cellule staminali adulte ha dimostrato di essere un migliore investimento e una migliore soluzione medica.

Lo studio pubblicato su Nature é solamente un ulteriore esempio che dimostra, per l’ennesima volta, che scienza ed etica possono essere d’accordo.

Traduzione a cura di Melissa Maioni

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da LifeNews in lingua inglese

di Nora Sullivan

Festini

 

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