Gli effetti collaterali dei metodi contraccettivi sono spesso sottaciuti alle donne, anzi ormai viene considerata come una conquista di libertà il sesso senza procreazione, mentre si tratta molto più semplicemente e squallidamente di un inganno perpetrato ai danni delle donne, per favorire i profitti delle case farmaceutiche.
Tuttavia, stavolta, a lanciare l’allarme sugli effetti disastrosi degli anticoncezionali, non è un’organizzazione pro life, ma addirittura l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che, in una nota inviata ai medici, li invita a sottolineare i gravi effetti collaterali della pillola anticoncezionale sulla psiche femminile, ovvero la possibilità che il suo utilizzo possa portare a depressione e istinti suicidi.
L’Aifa, nella sua nota esplicativa, elenca anche altri metodi contraccettivi, oltre alla pillola, che possono portare ai medesimi effetti collaterali: cerotto, anello vaginale e impianto per uso sottocutaneo. Inoltre specifica che «A conclusione della valutazione del segnale di sicurezza condotta a livello europeo, relativo al rischio di comportamento suicidario e suicidio, associati a depressione, in pazienti che utilizzano contraccettivi ormonali, è stato deciso l’aggiornamento delle informazioni sul prodotto dei contraccettivi ormonali con una nuova avvertenza. Le pazienti devono essere informate sulla necessità di contattare il proprio medico in caso di cambiamenti d’umore e sintomi depressivi, anche se questi si verificano poco dopo l’inizio del trattamento».
Queste sono solo le conseguenze psicofisiche della contraccezione ormonale ma si potrebbe anche accennare al fatto che separare l’atto sessuale dalla procreazione abbia favorito la strumentalizzazione della donna, ridotta più facilmente a oggetto di piacere, senza nemmeno il bisogno che l’uomo si prenda la sua parte di responsabilità, nel caso nasca un figlio.
I media, le femministe, le agenzie internazionali dovrebbero affrontare e soppesare anche questi aspetti contradditori, legati alla contraccezione, ma per fare questo sarebbe necessario un minimo di onestà intellettuale e soprattutto l’avere davvero a cuore la salute delle donne.
di Manuela Antonacci