Su proposta dell’Assessore alla Salute Stefania Saccardi, qualche giorno fa la Giunta regionale della Toscana ha dato il proprio via libera all’educazione alla salute sessuale e riproduttiva e all’accesso alla contraccezione gratuita. Più precisamente, secondo quanto stabilito, i contraccettivi gratuiti saranno distribuiti a tre specifiche categorie di persone, vale a dire: i giovani dai 14 ai 25 anni, le donne tra i 26 e i 45 anni con determinati codici di esenzione o che hanno un basso reddito, le donne sotto i 45 anni che hanno scelto la contraccezione entro 12 mesi dal parto, oppure dopo un’interruzione della gravidanza ed entro 24 mesi dall’intervento.
L’insieme dei servizi offerti – quindi preservativi, cerotti, pillole, contraccezione sottocute, spirale e altro – sarà messo a disposizione nei consultori, negli ambulatori ostetrico-ginecologici delle aziende sanitarie e nelle farmacie, ma per alcuni metodi solo dietro prescrizione medica o di un piano terapeutico annuale. «Ora lavoriamo per potenziare l’educazione sessuale nelle scuole, i consultori e le campagne informative su una #sessualità sana e consapevole. Con l’obiettivo di raggiungere tutti i giovani nei luoghi di vita e formazione. Per una #Toscana dove la salute sessuale è al primo posto», è poi stato il “cinguettio” del presidente della Regione Enrico Rossi, gongolante per il provvedimento appena approvato e deciso, a quanto pare, a proseguire sulla stessa strada.
Tutto bene, dunque? No, affatto. Proprio per nulla. Infatti con la scelta di sponsorizzare una maggiore copertura contraccettiva, la Toscana altro non fa che accodarsi al tormentone progressista, riassumibile nell’equazione più contraccezione uguale meno aborti e meno malattie sessualmente trasmissibili. È stato Rossi stesso a chiarirlo, presentando quella approvata come «una decisione che abbiamo fortemente voluto e fondamentale per contrastare malattie sessualmente trasmissibili, evitare gravidanze indesiderate, ridurre il ricorso all’aborto». Ma il punto è proprio questo: la contraccezione non riduce gli aborti.
Specialisti come il bioeticista Renzo Puccetti – un toscano, peraltro – lo spiegano da anni, e i riscontri concreti sono, da anni, a disposizione di chiunque voglia approfondirli. Uno studio pubblicato nel 2011 su Contraception metteva per esempio in luce come, nell’arco di una decade, all’aumento del 63% dell’uso dei contraccettivi è corrisposto una crescita ancora maggiore, pari addirittura al 108%, del tasso di aborto. Analogamente, secondo un’altra rilevazione, in Svezia, tra il 1995 ed il 2001, durante un periodo di facilitazione della diffusione dei contraccettivi, il tasso di aborto delle adolescenti è lievitato del 32%. Allo stesso modo, il contrasto alle malattie sessualmente trasmissibili non pare affrontabile coi soli preservativi.
Se pensiamo per esempio all’Aids, non possiamo non ricordare quanto dichiarato da Edward Green, direttore della Harvard HIV Prevention Research Project, il quale, intervenuto a commento delle contestatissime dichiarazioni di papa Benedetto XVI di qualche anno fa su questo tema, aveva testualmente dichiarato: «Quando il Papa ha detto che la risposta sta proprio nella fedeltà e nella monogamia, questo è esattamente quello che abbiamo trovato empiricamente». Lo stesso investimento sull’educazione sessuale promesso da Rossi rischia di rivelarsi un boomerang.
Anche qui, a dirlo è una ricerca: quella pubblicata nel 2017 su Journal of Health Economics che, con riferimento al Regno Unito, ha rilevato che chi segue corsi di educazione sessuale, rispetto agli altri, tende ad anticipare l’età del primo rapporto, ad averne con maggiore frequenza e ad adottare comportamenti sessualmente maggiormente a rischio. Ora alla luce di simili riscontri (se ne potrebbero riportate molti altri, se lo spazio non fosse tiranno), ci permettiamo di consigliare alla Giunta regionale toscana un passo indietro su contraccezione ed educazione sessuale. O, almeno, uno studio approfondito della materia. Apprenderebbero di certo molte cose interessanti e che, curiosamente, vanno nella direzione opposta rispetto a quello a cui oggi pensano.
Giuliano Guzzo