05/10/2020 di Manuela Antonacci

La Fiera dell’utero in affitto a Bruxelles: vergogna d’Europa

“Come se niente fosse, e nonostante ci siano centinaia e forse migliaia di bambini nati da utero in affitto e stoccati in attesa di ritiro causa lockdown, anche quest'anno, il 7-8 novembre a Bruxelles si terrà il disgustoso Festival "Men Having Babies". Ricchi maschi gay che programmano figli "surrogati" sfogliando cataloghi di ovofornitrici e prestatrici d'utero, tutte donne povere che non sanno in quale altro modo campare e la cui schiera sta aumentando in questo periodo di grave crisi economica”.

Con questa inequivocabile dichiarazione, Marina Terragni descrive, sul suo profilo fb, tutto il suo ribrezzo, appunto, per il Festival dell’utero in affitto che continua a svolgersi, come se niente fosse, ogni anno a Bruxelles, nonostante il senato si sia pronunciato nel 2015, esprimendo contrarietà alla “gestazione per altri” e dopo aver anche firmato, nel 1989, la Convenzione internazionale dei diritti del bambino, in cui è chiaramente affermato che “ogni bambino ha diritto a conoscere i suoi genitori ed essere cresciuto da loro”.

L’indignazione manifestata da Marina Terragni esprime, in realtà, quella di gran parte del mondo femminista, schierato, in modo quasi compatto, contro la maternità surrogata. Una condanna, poi ancora più sentita da una donna come la Terragni che ha una lunga militanza in questo campo. Peraltro, un’esperienza, la sua, suffragata, non solo da studi di bioetica, ma, soprattutto, dall’esperienza diretta di amici e amiche che hanno fatto ricorso alla gestazione per altri (Gpa) e che, col tempo, hanno vissuto tutti i disagi legati a questa pratica.

Tuttavia, nonostante l’idea che la pratica dell’utero in affitto sia disumana e contro la donna, sia ormai un’idea largamente condivisa, ogni anno si tiene questo scandaloso “festival”, in cui nella paradossale cornice di un’ Europa che parla di diritti, si assiste ad una vera e propria compravendita di minori: nelle foto che ci mostrano i webmagazine, si vedono coppie di uomini ricchi che sfogliano cataloghi in cui sono riportate le foto delle madri “portanti”, che dovranno cioè affrontare la gravidanza per partorire i bambini che poi, gli stessi, acquisteranno.

E sempre per rimanere in tema di diritti, che vengono tanto sbandierati quando anche solo si pronuncia l’acronimo LGBT, sempre nella fiera degli orrori in questione, vengono anche presentate le offerte “soddisfatti o rimborsati”, per procurarsi bambini su misura a prezzi variabili, a seconda della “qualità”. Si va infatti da offerte che partono da un minimo di 95 mila dollari a un massimo di 160 mila. Si acquista a “pacchetti”, che comprendono una serie di servizi: accompagnamento psicologico, assistenza legale, fornitura di ovuli e anche sperma (se necessario), madre surrogata, voli e hotel nei paesi individuati dove si decide di far partorire la donna e così via.

Insomma, forse, neanche nei romanzi di fantascienza più spinti si sarebbe arrivati ad immaginare che, un giorno e proprio nell’era del “progresso”, la schiavitù non solo non sarebbe stata più un lontano ricordo ma sarebbe divenuta un “diritto”

 

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