02/11/2020 di Manuela Antonacci

In strada contro il nuovo Dpcm. Molte le famiglie colpite e sull’orlo del fallimento, la testimonianza di una madre

Lo scorso 28 ottobre, si è tenuta a Bari, una manifestazione di protesta contro le restrizioni dell’ultimo Dpcm che ha imposto la chiusura di palestre, piscine e sancito la chiusura anticipata di tutte le attività (bar, ristoranti, negozi) alle ore 18. Provvedimenti che in molti casi hanno costituito la pietra tombale di diverse attività. Per questo motivo, mercoledì scorso, sbandierando lo slogan “Bari non chiude. No al nuovo Dpcm” si è snodato un lungo corteo di protesta, da piazza Ferrarese, fino a piazza della Libertà, che ha visto scendere, in piazza, commercianti e ristoratori del capoluogo pugliese.

Una manifestazione pacifica e autorizzata con la partecipazione complessiva di quasi 2000 persone. Tra i manifestanti diverse famiglie colpite dalla crisi. Abbiamo intervistato una mamma lavoratrice, che ha manifestato perché il nuovo provvedimento sta decretando la chiusura delle due pizzerie di cui è titolare.

 

Lei è proprietaria di due pizzerie che sarà presto costretta a chiudere, a causa del coprifuoco, dato che la sua attività si svolge principalmente di sera.

«Esattamente, è così, non vedo altra soluzione. Peraltro ho un figlio di 18 anni al quale volevo lasciare un lavoro sicuro ma così mi diventa impossibile. Si ritroverà senza un avvenire, ho paura che finisca in brutti giri, a causa di questo momento di grande disperazione. Questo governo non si cura delle famiglie in difficoltà e delle conseguenze che tutto questo avrà anche sui nostri giovani, sui nostri figli»

Durante il lockdown immagino abbiate dovuto affrontare delle difficoltà non indifferenti

«Durante il lockdown abbiamo incassato il primo colpo e non è stato affatto facile. Da maggio-giugno abbiamo ricominciato un po’ a riprenderci. Ma ora siamo in una situazione irrecuperabile, ho accumulato 45.000 euro di debiti che non riuscirò a coprire a questo si aggiungo le spese vive che devo affrontare ogni giorno. Il governo ci ha abbandonati. Abbiamo ricevuto qualche sussidio economico ma ora la situazione è diventata drammatica. Si tratta di briciole che con questo colpo di grazia non bastano più».

Quindi qual è la vostra richiesta oggi?

«Noi tutti non vogliamo denaro, non vogliamo l’elemosina ma il lavoro, la dignità del lavoro e chiediamo che vengano finalmente abbassate le tasse. Non è un governo per le famiglie questo, è un governo egoista che non vede e non pensa ai nostri bisogni. Noi famiglie di ristoratori stiamo pagando per la cattiva gestione delle cose. Io ho paura per il futuro dei miei figli, i soli per i quali abbiamo fatto innumerevoli sacrifici. Non vedo un futuro per loro e questo mi fa disperare, non mi fa dormire la notte. Siamo avvolti in un grande buio. Non vediamo il futuro e lo stato non risponde».

 

 

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