28/12/2019

Il primo uomo “non binario” dichiara: «il gender è un inganno»

Quattro anni fa divenne famoso per la sua decisione di vivere come una donna e soprattutto di essere classificato in un genere “non binario”, la sua storia comparve subito sul New York Times.

Riuscì persino a convincere un giudice dell’Oregon a farsi identificare, nero su bianco, come terzo sesso, né maschio né femmina ma ora ha deciso di tornare uomo a tutti gli effetti.

La sua crisi di identità, come ha raccontato il protagonista di questa vicenda, Jamie Shupe, affonda le radici in un passato caratterizzato da abusi sessuali infantili, considerati un vero e proprio campanello d’allarme da psicologi, psichiatri e medici riguardo le scelte legate al transgenderismo.

Eppure, come lamenta Shupe stesso, nessun medico, tranne un terapista di Pittsburgh, ha mai cercato di dissuaderlo dal compiere la sua folle scelta. Anzi, il suo percorso iniziò durante una delle sue turbe psichiche, quando, dopo essersi convinto di essere una donna si sarebbe fatto visitare da un infermiere professionista all'inizio del 2013, pretendendo una prescrizione ormonale.

L'infermiere, senza conoscerne minimamente lo stato di salute né fisico né mentale lo avrebbe accontentato immediatamente ottenendogli una prescrizione di 2 mg di estrogeni e 200 mg di spinolattone, quel giorno stesso. Come sottolinea Shupe, l’infermiere avrebbe agito per paura, terrorizzato dalle ripercussioni dell’attivismo trangender. Eppure l’uomo racconta come in realtà non fosse affatto nelle condizioni di decidere, dato che i suoi medici gli avevano diagnosticato un disturbo post-traumatico cronico, un disturbo bipolare e un disturbo borderline di personalità.

Nonostante ciò, dopo poco tempo, iniziò un’intensa terapia con gli ormoni sessuali incrociati, in una clinica di genere a Pittsburgh, con l’obiettivo di arrivare fino alla vaginoplastica, per raggiungere l’illusione di essere diventata donna. Come afferma Shupe stesso “questa è la fantasia che la comunità transgender mi ha venduto. È la bugia in cui ho creduto”. Ma dopo 3 anni, d’improvviso, l’uomo si risvegliò come da un sogno: guardandosi allo specchio capì che la sua pseudo femminilità si era sgretolata.

“Nonostante avessi preso o mi fossi iniettato ogni miscela di ormoni e antiandrogeni non assomigliavo affatto a una femmina. La gente per strada era d'accordo. I loro sguardi duri riflettevano la realtà oggettiva nascosta dietro la mia finta identità di donna. Il sesso biologico è immutabile. Ci vollero tre anni perché quella consapevolezza si stabilisse in me”.

Ma il suo cammino era ancora a metà strada perché, quando cessò l’illusione di essere una donna, per superare quello che visse come un fallimento, chiese ai dottori che lo seguivano di essere classificato in un genere non binario e venne nuovamente assecondato. Di nuovo dovette affrontare una mega terapia ormonale, con l’equivalente di 20 pillole di anticoncezionali al giorno e andò ancora oltre, facendo qualcosa che non aveva precedenti nella storia americana: nel 2016 convinse un giudice dell’Oregon a dichiararlo di un sesso non binario, né maschio, né femmina.

Una decisione che lo rese famosissimo nell’ambiente LGBT e non solo, venne intervistato da famose testate e invitato in tutti i salotti televisivi del Regno Unito, senza trovare però pace. Venne contattato anche da un'organizzazione di assistenza legale LGBT con sede a Washington che gli propose di cambiare il suo certificato di nascita.

Ma solo ora Shupe sembra avere le dee chiare: “La verità è che il mio cambio di sesso in non binario è stata una frode medica e scientifica. Avrei dovuto essere curato. Invece, ad ogni passo, i dottori, i giudici e i gruppi di avvocatura hanno assecondato la mia finzione. Due false identità di genere non potevano nascondere la verità della mia realtà biologica. Non esiste un terzo genere o un terzo sesso. Come me, le persone intersessuali sono maschi o femmine. La loro condizione è il risultato di un disturbo e hanno bisogno di aiuto e compassione. Ho fatto la mia parte nel portare avanti questa grande illusione. Non sono la vittima qui. Piuttosto mia moglie, mia figlia e i contribuenti americani sono le vere vittime.

 

di Manuela Antonacci

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