11/01/2016

Gender – Vogliono cancellare il maschio (lo dice una libertaria)

La teoria gender non esiste. Però impazza ovunque, nella moda, come nella burocrazia.

Abbiamo già avuto modo di parlare delle nuove tendenze cui si rifanno stilisti, divi di Hollywood e cantanti (vedi qui). Da ultimo, il figlio di Will Smith.

Chi, come noi di ProVita, è sulla breccia per denunciare la follia dell’indifferenza sessuale in nome del buon senso e della ragione, deve subire quotidianamente offese ed insulti. Poiché non vogliamo adeguarci alla nuova moda “gender fluid” e ” gender neutral”, siamo tacciati di omofobia, razzismo, oscurantismo, bigotteria e – immancabilmente – di nazismo.

Eppure, tante persone, con idee assai distanti dalle nostre, la pensano alla stessa maniera. Ad esempio la giornalista Annalisa Chirico, libertaria e vicina al partito radicale.

Sul Giornale la Chirico si scaglia contro quella che definisce “la nuova frontiera del politicamente corretto”, ovvero il genderless, il vestirsi ignorando la distinzione di genere.

«Per non offendere né lui né lei, meglio dire che siamo tutti uguali, – scrive la giornalista – che il maschio non esiste, lo ha rimpiazzato il femminiello, e che il genere sarebbe una convenzione borghese dalla quale liberarsi al più presto. Così ci tocca osservare, impotenti e disorientati, le collezioni di moda maschile i cui modelli, sempre più efebici e “sex neutral”, cavalcano la passerella indossando camicie di pizzo attillate e ridicoli gonnoni. Se qualcuno osa obiettare che quella immagine non trasmette un grammo di sensualità, è additato come reazionario, schiavo di canoni vetusti e incapace di comprendere la nuova sintassi della moda».

Insomma, nella moda e nei mass media impazza il modello “gender-fluid”, quello che rifugge dalle normali classificazioni (sic!) e che non vuole essere catalogato né come maschio né come femmina, perché, in fondo, saremmo tutti un po’ l’uno e un po’ l’altra. E poi mica si può limitare la libertà interiore: ognuno è ciò che sente di essere! (Però, sia chiaro, la teoria gender non esiste...)

«Negli ultimi anni – continua la Chirico – diverse maison di alta moda hanno abbracciato lo stile genderless, il superamento delle differenze di genere è diventato per loro una sorta di missione. Si sono immolati alla causa, per esempio, Hedi Slimane (direttore creativo di Saint Laurent) e Alessandro Michele (identico ruolo in Gucci). I grandi magazzini Selfridges a Londra hanno inaugurato un intero settore dal nome “Agender”: “Senza genere, neutro, a cavallo tra i generi, ciò che fluttua nell’identità di genere”, si legge sul sito web».

Sembra proprio vi sia un diktat dall’alto, un ordine categorico proveniente da certi ambienti volti a promuovere l’ideologia Lgbt, anche a costo di rieducare quanti sono recalcitranti. E nonostante vogliano darci a bere – con una propaganda degna di un Goebbels o della CT SSSR (la televisione pubblica dell’Unione Sovietica) – che tutto ciò sia una conquista di civiltà: siamo davvero sicuri si tratti di progresso?

La Chirico fa notare che «in un libro del 2006 dal titolo Manliness, il professore di Harvard Harvey Mansfield mette in guardia dal rischio dell’estinzione del maschio autentico (“manly man”): una società che si prefigge lo scopo di anestetizzare le differenze di genere in nome di un ideale egualitario e uniformante è destinata alla rovina. Naturalmente questa tesi gli ha procurato gli anatemi delle pseudofemministe che confondono la sacrosanta battaglia per la parità di genere con l’assurda crociata per l’annullamento del genere. È la dittatura dell’indistinto sessuale, questo farci credere che siamo tutti costitutivamente neutrali e, di conseguenza, sessualmente fluidi». gender_diesel

Certe lobby vogliono imporre le stravaganze di pochi a tutti. Chi si oppone viene emarginato, ostracizzato, silenziato, additato al pubblico ludibrio.

Ma, come conclude la Chirico, in modo non totalmente condivisibile ma comunque interessante: «ognuno si veste come vuole (ma non per questo può pretendere di piacere a tutti). Ognuno ha il diritto di assecondare le proprie preferenze sessuali (ma non per questo gli altri devono uniformarsi alle sue). Gli stilisti – molti dei quali sono apertamente gay – dovrebbero limitarsi a generare il bello senza pretendere di convertire il mondo al verbo omosex mascherandolo magari per unisex. Dolce e Gabbana non hanno mai celato la propria identità omosessuale, eppure si ostinano ad abbigliare lei e lui senza la confusione del genere interscambiabile. Ché poi di gonnoni maschili, a parte quelli indossati dal figlio di Will Smith, non se ne vedono molti in giro. E le case di moda devono pure vendere. Siamo sicuri che il genderless sia gradito ai clienti?».

Purtroppo le ideologie si disinteressano dei fatti (“I fatti sono stupidi”, affermava il filosofo Nietzsche). Per questo quella contro la teoria gender è prima di tutto una battaglia in difesa del reale. E per questo si tratta di una battaglia in cui è possibile che sia noi, sia una opinionista libertaria, possano trovarsi dalla stessa parte.

Federico Catani

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