12/12/2015

Gender – La Toys “R” Us abolisce ogni differenza

Che le lobby internazionali vogliano mettere mano sui bambini è cosa nota; altrettanto noto è il fatto che la Gran Bretagna è Paese pioniere in tema di propaganda gender.

Ecco che, quale conseguenza logica della politica britannica da anni adottata in tema di “contrasto al sessismo”, ai bambini inglesi viene imposta l’abolizione delle differenze attraverso i giocattoli, come già era successo ai loro compagni spagnoli.

Toys “R” Us, nome di rilievo nel settore dei giocattoli, ha infatti deciso che a partire da questo Natale non vi sarà più la tradizionale classificazione in giochi maschili e femminili, ma un’unica categoria “gender neutral”. Mai più rosa e azzurro, mai più costruzioni e soldatini per maschietti, mai più bambole e pettini per le femminucce.

Ma questo è solo l’epilogo di una politica da tempo perseguita dal colosso di giocattoli, che già nel 2013 aveva ridotto drasticamente il riferimento alla differenza maschile/femminile nelle pubblicità preoccupandosi di sfuggire all’accusa di sessismo (il che, si sa, è un marchio sconveniente per chi ambisce al mercato ricco dei consumatori lgbt e a quello vasto e snob dei “politically correct”).

Il plauso pubblico del mondo arcobaleno non si è fatto attendere: l’esultanza pressoché immediata del gruppo “Let Toys Be Toys” (noto per aver proposto nel 2013 una petizione per l’eliminazione dei colori rosa e azzurro dalle sezioni di giocattoli per bambini) è sfociata anche in un hashtag celebrativo su Twitter (#lettoysbetoys).

giocattoli_genderA pagare le conseguenze di tutto questo, ovviamente, sono ancora una volta i bambini, una delle categorie attualmente più perseguitate nel mondo: alcuni abortiti, altri rubati dal seno materno e venduti come merce, molti non voluti, ora anche ostacolati nel conseguire il pieno sviluppo della propria sessualità. E mentre tutto questo accade, i poteri forti fingono di non comprendere che il riconoscimento delle differenze è la condicio sine qua non per evitare quella discriminazione di cui si proclamano oppositori in prima linea. Non differenziare equivale ad annientare lo sviluppo dell’uomo e della donna in quanto tali, negando un dato incontestabile: la non intercambiabilità dei sessi (dimostrato, oltre che dalla scienza, dalla biologia, dalla neurologia e dalla psicologia, anche dall’esperienza – si pensi al caso Bruce, Brenda, David di cui abbiamo già parlato).

Avremo bambini convinti di essere naturalmente predisposti ad assumere ruoli femminili all’interno del tessuto sociale e bambine viceversa convinte di avere una predisposizione naturale per svolgere mansioni maschili; il risultato sarà un’incapacità irrimediabile degli uomini di fare gli uomini e delle donne di fare le donne, la presenza di individui soli alla ricerca di se stessi e, conseguentemente a questa mancanza d’identità, involontariamente incapaci di relazionarsi con gli altri.

Che dir ne vogliano lobby gay e compagnia bella, ci sono aspetti di questo mondo a cui l’uomo non può far altro che aderire; nascere maschio o femmina rientra tra questi.

Elia Buizza

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