04/10/2015

Gender a scuola – La Manif della Toscana ringrazia per la mozione

Rilanciamo volentieri il comunicato stampa della Manif Pour Tous della Toscana, a proposito del gender a scuola e della resistenza che stanno combattendo dei Consiglieri regionali  a fianco dei genitori e degli insegnanti di buon senso e ragionevoli.

Ci associamo, ovviamente, ai ringraziamenti.

I Circoli territoriali toscani de La Manif Pour Tous Italia esprimono il proprio ringraziamento ai consiglieri regionali che hanno supportato la mozione “Contro l’introduzione dell’ideologia gender nelle scuole di ogni ordine e grado” (presentata il 16 Settembre 2015 dal gruppo consiliare Lega Nord).

La mozione coglie il punto centrale del problema mettendo in risalto che, come riconosciuto anche dalla nostra Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il diritto di educare i propri figli spetta ai genitori. Lo Stato, secondo il principio di sussidiarietà, interviene mettendo a disposizione i mezzi per provvedere all’istruzione: nel far questo può certamente trasmettere anche valori positivi come il rispetto del prossimo e la buona educazione, ma non può imporre una determinata visione del mondo né un certo modo di approcciarsi alla costruzione della propria identità o all’intimità sessuale.

L’ideologia gender (o i “gender studies” come qualcuno preferisce chiamarli), che non ha alcuna valenza scientifica, tende a scindere il dato biologico dalla percezione che una persona ha di sé.

Come sottolineato nella stessa mozione, non è da oggi che tale ideologia entra nelle scuole: il comma 16 della legge sulla “Buona scuola”, infatti, disciplina legislativamente una situazione già in atto almeno dall’applicazione della Strategia Nazionale LGBT 2013-2015 dell’UNAR che, non a caso, aveva escluso del tutto il contributo delle associazioni dei genitori.

Che il comma introduca effettivamente questo pensiero ideologico è confermato anche dalle disposizioni a cui esso rimanda in cui, a dispetto delle rassicurazioni giunte dai livelli istituzionali, ritroviamo tutta la terminologia usata negli anni per legittimare il gender nelle scuole e in altre realtà pubbliche.

La stessa consigliera Monni, nell’opporsi alla mozione, non fa altro che ribadire che il reale intento non è affatto quello della mera prevenzione del bullismo quando mette l’accento sull’art. 29 della Costituzione che, secondo lei, detterebbe una «disposizione neutra»: è noto infatti che i costituenti pensavano precisamente alla famiglia naturale fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna e non alle «famiglie» di vario sesso e genere descritte appunto nei libretti per bambini circolati nelle scuole grazie alla Strategia Nazionale LBGT!

Riteniamo offensive le parole della consigliera e di quanti continuano a ignorare un popolo che è già sceso in piazza per far sentire la propria voce e che non smetterà di lottare per difendere i diritti dei bambini.

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DAI TENTATIVI DI

LEGALIZZAZIONE DELLE UNIONI CIVILI

 

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