07/02/2016

Gaystapo: sono anni che fa vittime illustri...

La Gaystapo è operativa da anni. Tra le sue vittime più illustri c’è senz’altro la Societe Generale (una compagnia di assicurazioni francese colpevole di avere un logo troppo simile a quello della Manif Pour Tous).

Riproponiamo ai nostri lettori le considerazioni pubblicate due anni fa dalla nostra rivista mensile Notizie ProVita: si intitolava “Origami”.

L’ultima rivoluzione culturale, quella cominciata nel ‘68, è più radicale delle precedenti anche se meno evidente, perché si tratta di una rivoluzione antropologica.

Il nuovo totalitarismo procede, un successo dopo l’altro. Io però proporrei umilmente che oltre alla sacrosanta indignazione potessimo accedere a un atteggiamento più chestertoniano, anche rabelaisiano e alla Molière, in questa che certo è una guerra o anche la guerra: “La felpa multata”, per esempio, è un titolo perfetto per una pièce umoristica. Poi c’è stata la rieducazione immediata del povero Barilla che dalla sera alla mattina si è visto trasformato in dirigente aziendale pro gay: qui si tratta di “rieducazione politica” proprio alla maniera di Mao. Insomma, siamo circondati da gayardi e gayambuli, per dirla alla Rabealais.

La situazione è tragica, ma non seria e l’essere cristiani ci dovrebbe dare comunque un certo distacco. Il nuovo totalitarismo è linguistico-etico-giuridico e infine politico, ma siccome è anche mediatico, richiede forme di lotta diverse rispetto ai totalitarismi noti. Questo è peggio perché soft: se alla censura di tipo sovietico o nazista si poteva in qualche modo sfuggire, sembra che la censura mediatica – anonima – sia molto più difficile da aggirare.

E veniamo alla terza storia, anche questa francese. Parliamo di origami. La Société Générale che è una società d’assicurazioni, ha usato come logo per una sua campagna pubblicitaria un origami tenuto tra due mani, con la sagoma di papà, mamma, e due bambini; ma somigliava troppo al logo della Manif pour Tous e quindi è entrato nel mirino delle guardie rosse dell’ultima rivoluzione culturale, quella che, semplicemente, vuole buttare all’aria le strutture della parentela.

La Société Générale ha dovuto cambiare il logo!

L’ultima rivoluzione culturale, quella cominciata nel ‘68, è più radicale delle precedenti anche se meno evidente, perché si tratta di una rivoluzione antropologica. Del Noce diceva “rivoluzione surrealista”, esplicitamente teorizzata da Breton. Si tratta del fatto che, arrivati alla rivoluzione antropologica, cioè a buttare sottosopra la condizione di possibilità delle società umane fino a oggi, a liquidare l’interdetto dell’incesto e tutto quel che segue, siamo arrivati al punto.

Gaystapo_ omosessualismoAnche senza essere tradizionalisti, bisogna dare atto a Plinio Correa de Oliveira di aver visto giusto per la sequenza: rivoluzione religiosa, rivoluzione politica, rivoluzione economica, rivoluzione antropologica. Noi ci troviamo esattamente al punto messo in scena dalla tragedia greca: la sovversione di ciò che dà luogo alle società umane. Noi viviamo ciò che la tragedia greca mise in scena. Ma se Edipo uccide il padre e sposa la madre senza saperlo, noi siamo di fronte alla possibilità di sovvertire qualsiasi legame parentale per via tecnologica. Qui non c’è nessuna esagerazione, perché il “figlio” di una coppia omosessuale avrà inevitabilmente almeno tre genitori. Ciò a cui gli antichi non avevano neanche pensato – il matrimonio omosessuale – a noi sembra possibile grazie alla tecnica. Si intravede l’obiettivo: gli animali non vivono benissimo senza sapere chi è madre, padre, figlio, fratello? Così noi finalmente usciremo dalla storia e dalle sue genealogie per tornare al mondo animale, per via tecnologica. E’ puramente e semplicemente il suicidio della ragione. Qui abbiamo a che fare con la stupidità armata di tecnica, una “stupidità intelligente”, come diceva Musil.

Ma il punto è che, per quanto dura e strana e difficile sia la guerra, non dobbiamo lasciarci rubare l’amore e il buonumore, come diceva Benedetto XVI. Come sta scritto: “Non prevarranno”, grazie a Cristo.

Rodolfo Granafei

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