14/03/2016

Gaystapo, in Messico, contro un film sulle adozioni gay

La Gaystapo non può tollerare alcuna opposizione all’ideologia omosessualista, secondo la quale un bambino potrebbe crescere benissimo, senza alcun problema, con una coppia di genitori dello stesso sesso.

Quindi, un film contro le adozioni gay è inaccettabile.

In Messico è uscito il film “Pink, il rosa non è come lo dipingono”, dove il regista Francisco del Toro racconta la storia di due omosessuali che si devono confrontare con i dubbi del bambino che hanno adottato.

«I bambini – ha dichiarato – non devono essere trofei della militanza gay. Nell’adozione devono prevalere gli interessi dei bambini». Frasi di assoluto buon senso, come più e più volte abbiamo spiegato (vedi ad esempio qui).

In una scena del film il piccolo, piangendo, si domanda per quale motivo tutti abbiano un papà ed una mamma, mentre lui ha solo due papà... In un’altra ancora lo si vede invece mentre indossa una parrucca ed imita uno dei suoi due “genitori”.

Nonostante il successo di pubblico (secondo alcuni sondaggi il 70% dei messicani è contrario alle adozioni gay), la Gaystapo ha lanciato una raccolta firme per bloccare il film e chiedere che venga ritirato dalle sale cinematografiche. In pratica invocano la censura, quell’arma sempre contestata al mondo “bigotto”, “fascista” e “reazionario”, ma sempre utile quando si tratta di proteggere certe ideologie. In nome della tolleranza, ancora una volta, si diventa spietatamente intolleranti verso chiunque non la pensi allo stesso modo. matrimonio-gay_adozioni-gay_Gaystapo

Per Hugo Bautista, direttore della Ong LGBT Cuenta Conmigo, il film affronta il tema dell’omosessualità in maniera assolutamente stereotipata, considerando la vita delle coppie gay con molti pregiudizi. In definitiva, si tratterebbe di un’opera omofoba, perché scoraggerebbe le persone a dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale e fa credere che le adozioni gay siano dannose per i bambini. A tali osservazioni è facile rispondere con due punti fermi. Il primo: non si capisce per quale motivo bisognerebbe sbandierare ai quattro venti i propri gusti sessuali, trattandosi di questioni squisitamente private ed intime. Secondo: i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre. A dirlo non sono i preti o gli ottusi, ma il buon senso, la scienza e i diretti interessati. Non esiste quindi un diritto all’adozione da parte delle coppie gay. Nessun diritto: è solo un capriccio. 

Nel mirino dei gruppi LGBT è finita anche la popolare cantante messicana Yuri. La colpa? Aver raccomandato la visione del film. La lobby gay, la solita Gaystapo, ha dunque proposto il boicottaggio della cantante. «Mai avrei immaginato che il mio punto di vista venisse “satanizzato” in tal modo» ha affermato Yuri in un’intervista radiofonica.

Ma così funziona il mondo. In Europa lo sappiamo bene...

Redazione

Fonte: Actuall

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