Si può andare contro anche al dio denaro se lo scopo è screditare la famiglia.
Ne è un esempio un caso di questi giorni: la sospensione a tempo indeterminato del reality show cult americano, Duck Dynasty, solo perché il protagonista, Mister Robertson, non si distingue per il suo politicamente corretto: vive, e quindi trasmette, un’idea di famiglia tradizionale, conclude ogni puntata con le immagini di tutti i componenti raccolti in preghiera e soprattutto ha osato porre dei dubbi in ordine all’omosessualità. Addirittura utilizza il termine “Gesù”, cosa che ha indotto la rete che trasmette il programma a sostituire il termine con “Signore”.
Phil Robertson, dichiarando alla rivista GQ che uscirà a gennaio che la società di oggi “non distingue più il bene e il male”, secondo i produttori ha fatto traboccare il vaso. Trasmissione sospesa. Un programma che contava circa dodici milioni di spettatori a puntata è stato censurato senza mezzi termini.
La protesta verso la decisione della rete si muove su facebook, attraverso un boicottaggio del canale, arrivando a far scendere in campo a fianco della Duck Dynasty anche il governatore della Louisiana.
Questo caso dimostra benissimo come anche la legge del profitto è ancella della battaglia omosessualista globale.
Redazione