12/09/2019

Eutanasia, parla Gandolfini: «I miei timori e il mio appello a Conte»

Si è tenuto ieri pomeriggio il convegno “Eutanasia e Suicidio assistito. Quale dignità della morte del morire?”, organizzato dal tavolo “Famiglie e Vita” presso la Cei, con la partecipazione di numerose associazioni pro life. Tra gli interventi anche quello di Massimo Gandolfini, a capo del Comitato Difendiamo i Nostri Figli. Intervistato da Pro Vita & Famiglia ha ribadito come siano ancora tanti i timori in vista del 24 settembre e ha raccontato la sua esperienza diretta con i pazienti dopo 43 anni di lavoro medico come neurochirurgo.

 

Rispetto alle parole di Conte nel suo discorso al Senato, prevalgono i timori o le speranze sui temi del fine vita?

«Prevalgono i timori. Il primo timore fondamentale e che speriamo di dissipare il più rapidamente possibile è quello dell’ordinanza, quindi dell’ultimatum del 24 settembre. Speriamo che la Corte Costituzionale si renda conto che si tratta di un passaggio delicatissimo dal punto di vista sociale e culturale, prima ancora che politico, e che quindi possa dare spazio alla centralità del Parlamento. Il secondo timore riguarda il Parlamento perché noi desideriamo prenda in considerazione queste tematiche, che ne dibatta in maniera chiara, limpida e con libertà di coscienza, quindi senza imporre il voto per appartenenza di partito e che quindi si possa fare con calma qualcosa di veramente utile».

Lei è un medico. Vista la sua esperienza su questo campo: troppo facile dire eliminiamo il sofferente. Occorre piuttosto applicare sempre migliori cure palliative?

«Io faccio da 43 anni il neurochirurgo, quindi una branca della medicina proprio al limite. In 43 anni non ho incontrato un paziente, uno di numero, che mi abbia chiesto di essere ucciso, di essere eliminato. Mentre quello che è noto è che i pazienti hanno una paura vera, che è quella non tanto del dolore fisico, ma quella di sentirsi abbandonati. Il paziente ha il terrore di essere un numero e che non ci sia nessun medico che si prenda cura di lui. Se incontra un medico che si prende cura di lui si lascia condurre tranquillamente verso quella che viene chiamata la naturalità del morire. Questo è il compito della medicina».

Faccia un appello a Conte. Ci può essere da parte sua una certa sensibilità su questi temi?

«L’appello al Presidente del Consiglio è questo: il mondo culturale italiano su queste tematiche è terribilmente diviso, perché c’è chi considera – e io sono fra questi – la vita come un bene indisponibile e c’è chi invece vuole l’esaltazione del principio di autodeterminazione. Allora serve prudenza, saggezza, sapienza, parlarne con calma e soprattutto il presidente Conte abbia la saggezza ma anche il buon gusto di evitare di farne un tema politico».

 

di Marta Moriconi

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