20/10/2023 di Gloria Callarelli

Elezioni Trento. Rosina: «Gender e calo natalità problemi culturali, dobbiamo rendere più forti le famiglie»

Abbiamo intervistato Federico Rosina, candidato alle elezioni provinciali di Trento con Fratelli d’Italia e già firmatario del nostro manifesto valoriale. Idee ben chiare da parte di Rosina senz’altro per quello che riguarda la famiglia e la vita con in programma diversi accorgimenti. Attenzione anche al tema del gender e del fine vita.

Quanto è importante difendere un'istituzione come quella della famiglia?

«Una recente ricerca americana, The Two-Parent Privilege. How Americans Stopped Getting Married and Started Falling Behind di Melissa S. Kearney, ha provato che le famiglie stabili, in cui la coppia genitoriale è presente, sono il vero privilegio odierno in termini economici, culturali e sociali. Dobbiamo rendere più forti e stabili le famiglie per avere un'ambiente trentino bello e accogliente».

Quali sono i provvedimenti che si possono adottare per aiutare la famiglia? È d’accordo che viviamo un’emergenza natalità? Quali sono le soluzioni che si possono adottare?

«Sì, anche se il Trentino è secondo dopo l’Alto Adige per tasso di fertilità e le sue politiche familiari sono il modello per l’Italia, dobbiamo continuare a lavorare sull’emergenza natalità. La natalità è un problema culturale e come tale la politica può intervenire solo per creare un’ambiente favorevole alla nascita. L’approccio deve essere multidimensionale: sostegno economico, lavoro, abitazione, servizi. Sull’assegno provinciale occorre cambiare la scala di equivalenza facendo contare ogni componente del nucleo come 1 e non più un terzo come nell’attuale ICEF. Inoltre dobbiamo abbassare la tassazione sul lavoro delle famiglie. Questa è la strada della legge di stabilità nazionale per il 2024. In assenza di una misura come il quoziente familiare alla francese, e in vista di un più probabile splitting alla tedesca, il governo Meloni intende rendere più leggera la tassazione sul lavoro delle madri di famiglie con due o più figli. Così potremmo iniziare a fare in Trentino. I bonus sono una misura "leghista", che ci portiamo dietro da Maroni. Ora tocca fare strada ad una nuova stagione: famiglia e lavoro possono andare assieme. Anche nei nuclei numerosi.  Un terzo punto è poi quello dell’abitazione: attualmente sono gestite rendendo indifferente la composizione famigliare e il suo sviluppo, gli obbiettivi di natalità e benessere della famiglia. Serve una riforma del sistema. In tutta Italia e in Trentino il tema casa è quasi una precondizione per fare famiglia.
Infine i servizi educativi e di conciliazione: dobbiamo lavorare a buoni di servizio differenziati per di lavoratori. Oggi la sua fruizione è difficile per le famiglie che non hanno entrambi i genitori con lavori stabili quasi a tempo pieno».

Cosa ne pensa di gender e carriera alias? Farete qualcosa per arginare il fenomeno?

«Sul tema stiamo osservando una titubanza a livello politico. E i tentativi regionali di intervenire sulla carriera alias, come ad esempio la discussione di qualche giorno fa in Regione Lombardia, non sono stati positivi. Occorre avere una strategia larga che coinvolga tutti i partiti, con obiettivi mirati, che partono dal consenso informato, passano per una chiarificazione nazionale sui bloccanti della pubertà e arrivano sino all’intervento sul self-id. La Provincia può e deve intervenire con discrezione e attenzione per non sollevare sterili polemiche, sapendo però qual è l’obiettivo finale: proteggere i bambini e i ragazzi da falsi modelli».

Infine un tema altrettanto delicato: parliamo di fine vita. È d'accordo con la necessità di intervenire affinché si spinga maggiormente per la cura e la sopravvivenza delle persone per non lasciare che le politiche di morte prendano il sopravvento? Come si può essere efficaci in questo?
«Come sottolineato da Pro Vita & Famiglia e dall’attività del network Sui Tetti, le Regioni e le Provincie Autonome possono svolgere un ruolo importante sul tema del fine vita: da un lato, non assecondare la deriva eutanasica portata avanti da un’interpretazione radicale della sentenza della Corte Costituzionale (sentenza n. 242/2019), come già successo in Veneto e Friuli Venezia Giulia; dall’altro, implementare i servizi delle cure palliative come indicato in legge di stabilità 2023 (le Regioni dovranno presentare entro il 30 gennaio di ciascun anno un piano di potenziamento delle cure palliative al fine di raggiungere entro il 2028 il 90% della relativa popolazione). Dobbiamo poi sostenere con il dialogo e la valorizzazione dell’esperienza tutte quelle associazioni che propongono una visione del fine vita che esca dallo schema consumista-nichilista»


 

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