09/09/2022 di Luca Marcolivio

Elezioni. Mennuni (FdI) a tutto campo su crisi demografica, fine vita, gender e contrasto alle droghe

Consigliere comunale a Roma Capitale dal 2008, Lavinia Mennuni, 46 anni, avvocato, madre di tre figli, si è sempre occupata di politiche familiari, a partire dal suo mandato di delegata del sindaco per le Pari Oppurtunità e per i rapporti con il mondo cattolico, ai tempi della giunta Alemanno (2008-2013). Alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, la Mennuni (Fratelli d’Italia) è la candidata del centrodestra al Senato per la circoscrizione Lazio U02, dove tra gli sfidanti avrà Emma Bonino (centrosinistra) e Carlo Calenda (Azione). Una contesa elettorale, dunque, che tocca anche i temi sensibili: vita, famiglia, libertà educativa. Per l’occasione, Pro Vita & Famiglia l’ha intervistata.

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In Italia imperversa un drammatico declino demografico. Ritiene giusto dover tutelare socialmente la maternità e la paternità e proteggere la vita nascente dalle istanze pro-aborto?

«Ritengo in Italia vi sia un’emergenza demografica gravissima, che richiede interventi forti a tutti i livelli istituzionali, sia per tutelare le madri, sia per sostenere i giovani che vogliano mettere su famiglia. Purtroppo, al contrario, assistiamo ad un’azione assolutamente inadeguata, rispetto a quanto avviene in altre nazioni, come ad esempio, la Francia. In passato, sono stata delegata alle Pari Opportunità per Roma Capitale e ricordo come, già allora, la Francia aveva costruito un modello di politiche che la portarono a conseguire il primato sia in fatto di nascite, sia per quanto riguarda il sostegno alle donne nel mondo del lavoro. Questo “modello francese” ha rappresentato in quegli anni una base su cui lavorare negli anni dell’amministrazione di centrodestra a Roma. Purtroppo, ciò non è accaduto in modo significativo a livello nazionale. Non è un caso, infatti, che nel programma di Fratelli d’Italia ci sia un’attenzione particolare a questo aspetto. In uno dei primissimi articoli del nostro programma, è stato infatti inserito il sostegno alla maternità, quindi anche all’esigenza di distribuire risorse economiche pari a quelle investite da altre nazioni. Noi, ad esempio, in Comune, proponemmo la Giornata della Famiglia, mentre io, in qualità di delegato alle Pari Opportunità in Campidoglio, feci applicare il quoziente familiare. Quando si parla di dati demografici, c’è sempre un risvolto economico da considerare. Una nazione che non fa figli è destinata al declino: in poco tempo, ci ritroveremo con pochi giovani in grado di lavorare e mantenere le pensioni degli anziani. Un intervento forte e deciso a sostegno della famiglia non è quindi più procastinabile».

L’altro fronte della tutela della Vita è quello legato all’eutanasia. Quali sono, secondo Lei, le priorità in tema di cura e rispetto della dignità umana, applicazione delle leggi palliative (legge 38/2010) e obiezione di coscienza per i medici e il personale medico?

«Noi siamo per la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale. Purtroppo, il fatto che non siano adottate politiche serie, anche su temi come le cure palliative, fa sì che, alla fine, si ponga sempre e soltanto l’obiettivo di far scegliere la morte come unica soluzione rispetto al grande tema del fine vita. Durante l’ultimo mandato legislativo, Fratelli d’Italia ha seguito con grande attenzione il tema nelle commissioni competenti, tenendo sempre la barra dritta sul principio del favor vitae, che per noi è una stella polare da seguire».

Cosa dovrebbero fare il nuovo Parlamento e Governo in tema di politiche familiari per favorire la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio e, di pari passo, contrastare tutte quelle istanze contrarie al concetto stesso di famiglia come l’adozione per coppie dello stesso sesso o l’utero in affitto?

«Su questo punto abbiamo sempre messo in chiaro che noi riteniamo la famiglia sia quella formata da una mamma e da un papà. Questo è ciò che consente uno sviluppo sereno del bambino. Non possiamo accettare che un bambino che, già di per sé vive in una condizione di grande miseria, difficoltà e dolore, non possa essere adottato da una famiglia in grado di offrire tutto ciò di cui lui ha bisogno. In 25 anni di attività amministrativa, a livello municipale e comunale, ho sempre fatto riferimento a politiche che andassero nella direzione di strutturare il caposaldo della famiglia come prima cellula della società».

Uno dei diritti inviolabili delle famiglie è quello alla libertà educativa. Ritiene giusto contrastare qualsiasi forma di strumentalizzazione ideologica della scuola, in particolare per quanto riguardo la “propaganda gender”? Ritiene giusto avere un Ministro dell’Istruzione che si batta contro il gender e la “carriera alias”?

«Ritengo che i bambini debbano avere una crescita serena e scevra da qualunque insegnamento che esuli dalla loro crescita educativa, nozionistica e scolastica. Non ho mai condiviso il fatto che (come accaduto più volte in amministrazioni comunali come Roma) a bambini, spesso molto piccoli si debbano inculcare messaggi molto difficili da comprendere a quell’età. Quindi, non condividiamo assolutamente che questo tipo di messaggi siano diffusi nelle nostre scuole».

Si è parlato, prima, di fine vita. Alcune istanze eutanasiche vorrebbero far rientrare in ciò perfino i più anziani, considerati come non più produttivi e utili alla società. Una vera e propria forma di “cultura dello scarto”. Come vanno, invece, tutelati e accompagnati i nostri anziani?

«Così come i giovani e le famiglie devono essere oggetto della nostra massima attenzione, in quanto costituiscono il futuro del Paese, gli anziani rappresentano la nostra storia, il nostro patrimonio di esperienze e competenze. Riteniamo che gli anziani siano il vero collante delle famiglie; penso al ruolo che svolgono i nonni come caregiver, proprio perché c’è una carenza di politiche a sostegno delle famiglie. Abbiamo bisogno di garantire loro il diritto a una vecchiaia serena, andando a garantire servizi che vanno dalla realizzazione di centri sociali per anziani alle attività per il loro benessere psicofisico, così come devono essere incentivate attività di housing sociale, per garantire una coabitazione».

Infine, tra i drammi che mettono a repentaglio il sano sviluppo dei nostri giovani, ci sono le dipendenze. Dall’uso di sostanze stupefacenti fino all’ipersessualizzazione dei minori in Rete. Quali sono le politiche da adottare per arginare queste dipendenze comportamentali?

«Su questo tema, c’è una differenza molto netta tra il programma di Fratelli d’Italia e quello del PD, dove si parla di legalizzazione della cannabis e addirittura di “cannabis social club”. La verità è che la sinistra ha sempre preteso di combattere la droga normalizzandone l’uso, il che è assolutamente fallimentare. Il rischio che corriamo è quello di alimentare il mondo giovanile attraverso le sostanze stupefacenti. Noi, al contrario, pensiamo di contrastare le droghe con la prevenzione, rinforzando attività che possono mettere coesione tra i ragazzi, a partire dallo sport. Al reinserimento socio-educativo va affiancata una politica di tolleranza zero verso chi lucra sulle tendenze patologiche».

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