08/02/2023

Elezioni Lombardia. Molteni (Fdi): «Ecco il mio impegno per vita, famiglia e libertà educativa»

Famiglia, vita e tutela della libertà educativa sono tra i punti fondamentali dell’impegno politico di Laura Molteni, candidata alle elezioni regionali in Lombardia con il partito di Fratelli d'Italia. Molteni è stata inoltre tra i candidati di questa tornata elettorale ad aver firmato il manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia sull'impegno a tutelare la vita, la famiglia e la libertà educativa. L'abbiamo intervistata.


In Italia imperversa un drammatico declino demografico. Ritiene giusto dover tutelare socialmente la maternità e la paternità e proteggere la vita nascente dalle istanze pro-aborto?

«La vita è sempre da proteggere, sostenere e promuovere. Pur pensando che la libertà sia un valore altissimo, non vorrei trovarmi in un mondo in cui le donne siano dolcemente convinte a rinunciare alla maternità e ai loro figli. (abbiamo già visto di quali orrori sono capaci i paesi dove le donne sono state obbligate ad abortire.). Maternità e paternità, insieme, sono alla base del diritto naturale, l’istituto della famiglia è la prima protezione della vita e la culla della trasmissione dei valori fondanti della nostra società. Senza bambini e senza le famiglie perderemo la nostra civiltà e anche la libertà di cui siamo così fieri. Quindi si, posso dire che è giusto tutelare socialmente maternità e paternità perché possano esprimersi nel migliore dei modi e permettano la crescita di generazioni felici. Proprio perché la penso così nel 2021 sono stata uno dei candidati che hanno sottoscritto il programma di Pro Vita & Famiglia e dell’associazione Family Day che promuoveva l’istituzione di nuovi centri di aiuto alla vita, i CAV, e una serie di iniziative a difesa della dignità a sacralità della vita durante tutta la sua durata. I valori espressi in quel documento sono ancora  un faro che intendo seguire».

L’altro fronte della tutela della Vita è quello legato all’eutanasia. Quali sono, secondo Lei, le priorità in tema di cura e rispetto della dignità umana, applicazione delle leggi palliative (legge 38/2010) e obiezione di coscienza per i medici e il personale medico?

«Premetto che credo che il credo e le convinzioni dei medici e del personale medico vadano sempre rispettate. Sono persone, cittadini, e non possono essere obbligati a compiere atti contro le loro convinzioni e contro al loro morale. Considerò l’eutanasia un modo di liberarsi velocemente di un problema scomodo, la morte, e non un modo per avere pietà. Certamente per le istituzioni l’eutanasia costa meno delle cure palliative, ma in Lombardia abbiamo centri per le cure palliative, gli Hospice, estremamente efficienti e umani, completamente a carico del sistema sanitario regionale. Io ne sono fiera e li considero una conquista delle civiltà e dell’umanità. Forse sono troppo pochi, e forse non tutti cittadini li conoscono e ci si appoggiano nel caso in cui ci si debba arrendere alla morte dei propri cari. Promuoverli e ampliarli ci renderebbe una civiltà ancora più civile e umana.

Cosa dovrebbero fare – in particolare la sua Regione - in tema di politiche familiari per favorire la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio e, di pari passo, contrastare tutte quelle istanze contrarie al concetto stesso di famiglia come l’adozione per coppie dello stesso sesso o l’utero in affitto?

«Le politiche sulle adozioni non sono una materia legislativa regionale. Posso dire però ciò che vorrei. Vorrei che i tribunali avessero a cuore il diritto dei bambini ad avere dei genitori e non la voglia degli adulti di avere dei figli. Con l’adozione si cerca di ricreare una famiglia naturale, per i bambini che l’hanno persa, in cui crescere in modo sereno. Il centro dei nostri pensieri devono essere i bambini e i loro bisogni, non le mode o i desideri degli adulti. Io credo che il matrimonio sia un “contratto” fra due persone che condividono lo stesso progetto, a lungo termine, di famiglia. Le istituzioni non possono “entrare” nel progetto, ma devono eliminare gli ostacoli che man mano si pongono loro davanti. Possono essere provvedimenti che facilitino l’accesso ad abitazioni idonee, organizzare scuole di ottimo livello didattico, creare asili nido, favorire i congedi. Bisogna analizzare concretamente la società. In questo potrà esserci di grande aiuto l’autonomia differenziata, che permetterà alla Regione di dare risposte veloci e “ in loco” ai problemi che le famiglie devono affrontare, sia nel momento della loro formazione sia nel corso del passare degli anni. Il 12 luglio 2021 ho moderato un incontro tra il senatore Pillon, Pergaetano Battaglia di Alleanza Cattolica  e il direttore di Libero Alessandro Sallusti a palazzo Stelline, a Milano, il cui tema in discussione era il famigerato decreto Zan e la direzione che in quel momento la società e la legislazione rischiava di prendere. E’ una battaglia che, fra mille difficoltà, si è vinta, ma va mantenuta alta l’attenzione per proteggere la famiglia naturale.

Uno dei diritti inviolabili delle famiglie è quello alla libertà educativa. Ritiene giusto contrastare qualsiasi forma di strumentalizzazione ideologica della scuola, in particolare per quanto riguardo la “propaganda gender”?

«Appunto: uno dei diritti inviolabili delle famiglie è la libertà educativa. Va rispettata sempre. Ritengo giusto contrastare qualsiasi forma di strumentalizzazione ideologica della scuola. Ritengo anche che i genitori siano i primi educatori dei bambini, ma non inteso come “quelli che arrivano prima”, ma Primi, come principali, i più importanti, e che gli insegnanti siano tenuti sempre a rispettare prima di tutto il diritto educativo dei genitori. Anche in questo caso entra in gioco la richiesta di autonomia. Le famiglie non sono sole, fanno parte di una comunità, di un comune, di un quartiere, di un popolo che spesso esprime una cultura comune entro la quale i bambini vanno educati per poterla tramandare a loro volta. Usare la scuola e i bambini, o gli adolescenti, per propagandare ideologie che non appartengo a quella determinata comunità è una furbata usata da chi non riesce ad avere un confronto ideologico con gli altri adulti».

Si è parlato, prima, di fine vita. Alcune istanze eutanasiche vorrebbero far rientrare in ciò perfino i più anziani, considerati come non più produttivi e utili alla società. Una vera e propria forma di “cultura dello scarto”. Come vanno, invece, tutelati e accompagnati i nostri anziani?

«Di ciò che penso dell’Eutanasia ho già parlato. Parliamo invece di case di riposo e di pensioni. Sapete che in Lombardia la retta per una RSA è fra i 1800 e i 2500 euro al mese? Quanti anziani conoscete che hanno pensioni di questo livello? E se ad avere bisogno della Rsa sono due coniugi anziani vuol dire ceh la loro retta può arrivare a più di 5mila euro al mese. Quale famiglia può sopportare un costo simile per assistere i propri anziani? E’ un sistema che va rivisto. Ci potranno aiutare solo i fondi che potranno arrivare con l’autonomia differenziata. Questo inoltre è uno degli ostacoli che si frappone alla nascita di nuove famiglie. Si va in pensione molto tardi, a 67 anni. Quindi si devono assistere i genitori anziani quando ancora si è in età da lavoro. Con dei costi simili per l’assistenza si possono aiutare e sostenere i figli che vogliono diventare a loro volta genitori».

Infine, tra i drammi che mettono a repentaglio il sano sviluppo dei nostri giovani, ci sono le dipendenze. Dall’uso di sostanze stupefacenti fino all’ipersessualizzazione dei minori in Rete. Quali sono le politiche da adottare per arginare queste dipendenze comportamentali?

«Alcool, droga e sesso senza  anima, come gioco, sono dei mali della nostra società. Non ci sono ricette, ma bisogna essere sul pezzo. I giovani sono delicati, e curiosi, ma  devono aver ben chiaro cosa è bene e cosa è male per  la loro vita. Devono aver difficoltà at rovare ciò che fa loro male. Le leggi ci sono, applichiamole. Una polizia regionale ben qualificata, ottenibile grazie all’autonomia differenziata potrebbe essere di grande aiuto nel contrastare questi fenomeni. Deve essere difficile trovare ciò che fa male, e il messaggio sociale contro spaccio e spacciatori deve essere forte e intransigente, così come deve essere forte e accogliente il recupero e il sostegno chi diventa vittima delle dipendenze».

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