21/09/2022 di Francesco Comegna

Elezioni. Binetti (Noi Moderati): «Gender e carriera alias devono rimanere fuori dalle scuole»

Paola Binetti, medico, psicologa, docente universitario ed esperta di pedagogia, volto noto della politica italiana è in parlamento dal 2006, dove ha sempre orientato il suo impegno politico nell’attenzione ai temi della vita e difesa della famiglia, andando talvolta anche contro la linea politica del partito di appartenenza, che l’ha portata definitivamente alla rottura col Partito Democratico nel 2008. Ad oggi è una senatrice della Repubblica nelle file dell’Udc, ed è candidata per il centrodestra nella lista “Noi Moderati” alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre nel collegio uninominale di Bressanone e nei collegi plurinominali di Lazio e Piemonte. Le abbiamo rivolto alcune domande sui temi etici.

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 In Italia imperversa un drammatico declino demografico. Ritiene giusto dover tutelare socialmente la maternità e la paternità, proteggendo la vita nascente dalle istanze pro-aborto?

«In questo momento è necessario far riscoprire alle donne il gusto e il piacere della maternità, noi dovremmo fare un’azione di prevenzione non tanto dell’aborto ma quanto di questo inaridimento del desiderio di maternità delle donne, preoccuparsi in positivo del ritorno di un desiderio alla maternità con tutte le complicazioni che questo può portare, venendo incontro a tutti coloro che desiderano portare avanti una gravidanza nonostante le difficoltà, che non è solo riscoprire la prima parte della legge 194 che parla di tutela sociale della maternità, perché prim’ancora della tutela sociale deve esserci il ritorno di un approccio culturale nel pensare alla maternità come un’opportunità positiva per la donna, non come un ostacolo alla sua realizzazione ma al contrario, un compimento di questa.»

L’altro fronte della tutela della vita è quello legato all’eutanasia. Quali sono secondo lei le priorità in tema di cura e rispetto della dignità umana in applicazione delle leggi sulle cure palliative (legge 38/2010) e sull’obiezione di coscienza per i medici ed il personale sanitario?

« le cure palliative è vero che riguardano il fine vita, ma tengo a precisare che servono ad accompagnare il processo del malato quando le cure specifiche volte alla guarigione risultano non essere efficaci, non vanno quindi  prescritte quando il paziente è già in procinto di morire, il sistema sanitario dovrebbe metterle in pista subito, ad oggi sono troppo poche, noi siamo favorevoli alla somministrazione delle cure palliative anche nelle RSA, ma soprattutto a domicilio allargandone il campo d’azione a 360 gradi, quindi anche agli aspetti psicologici e sociali che riguardano i familiari del malato. Per quanto riguarda la legge sull’eutanasia non è passata in questa legislatura e non passerà nemmeno nella prossima, mi sento di poterlo dire con sufficiente fermezza, sull’obiezione di coscienza è un diritto che compete alla persona perché nessuno può costringere una persona ad agire contro la propria coscienza, non solo per i medici ma a qualsiasi livello.»

Cosa dovrebbe fare il nuovo Parlamento e Governo in tema di politiche familiari per favorire la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio e di pari passo, contrastare tutte quelle istanze contrarie al concetto stesso di famiglia come l’adozione per coppie dello stesso sesso o l’utero in affitto?

«La prima cosa che bisogna fare è un lavoro culturale, aiutare i giovani a riscoprire la bellezza del matrimonio come il luogo degli affetti stabili, dove ci si impegna l’uno per l’altra ad amarsi tutta la vita. Bisogna restituire senso ai rapporti sentimentali, allontanando la paura ad impegnarsi, facendo riscoprire la bellezza del vincolo e della stabilità che può dare il matrimonio. Bisogna poi affiancare quest’opera culturale a politiche per la casa, per il lavoro, a politiche che aiutino a conciliare l’essere genitori con l’essere lavoratori. Sono inoltre profondamente convinta che un bambino abbia bisogno di una madre e di un padre, solo così riuscirà a costruirsi un’identità. Per quanto riguarda l’utero in affitto ritengo sia il più grande sfruttamento sul corpo delle donne e trovo fondamentale che resti una pratica proibita per legge.»

Uno dei diritti inviolabili delle famiglie è quello della libertà educativa. Ritiene giusto contrastare qualsiasi forma di strumentalizzazione ideologica nella scuola, in particolare per quanto riguarda la propaganda gender? Ritiene anche giusto avere un Ministro dell’Istruzione che si batta contro il gender e la carriera alias?

«Quando parliamo di libertà educativa il gender è solo uno degli aspetti, diciamo che la scuola non può dimenticare il suo mandato specifico che una volta era sintetizzato nel saper leggere, scrivere e fare i conti. La scuola deve fare il suo dovere, bisognerebbe che si concentri sull’istruzione che ad oggi sta avendo grandi contraccolpi, evitando di fare propaganda ideologica di qualsiasi matrice, da quella politica, al gender, alla propaganda sull’uso di droghe. Il Ministro dell’Istruzione si deve battere in primis per restituire alla scuola italiana tutta la sua dignità, sarebbe riduttivo scegliere un Ministro solo perché si batte contro il gender, sicuramente possiamo dire che la carriera alias come l’ideologia gender sono estranee di per sé all’esperienza scolastica e devono restare tali.»

Passiamo alla tutela degli anziani, si è parlato prima di fine vita, diciamo che ci sono alcune istanze eutanasiche che vorrebbero far rientrare in ciò perfino i più anziani perché considerati non più produttivi e utili alla società, una vera e propria forma di “cultura dello scarto”. Come vanno, invece tutelati e accompagnati i nostri anziani?

«Oggi l’età media del paese è 83 anni, noi abbiamo bisogno di pensare e di progettare l’anzianità, andare in pensione a 65 anni significa che c’è tutto un lasso di tempo della vita di questi anziani da riempire di contenuto, stima e apprezzamento. Spesso gli anziani hanno maturato competenze umane e relazionali molto grandi, partendo da qui si deve trovare un modo per valorizzarli sulla base delle loro esperienze di vita. Trovare politiche attive per l’anzianità anche riscoprendo lavori socialmente utili come i servizi di volontariato che tanti anziani già fanno. Dopodiché è fondamentale anche dare agli anziani un sistema pensionistico adeguato con cui affrontare bene il resto della loro vita.»

Le faccio l’ultima domanda, tra i drammi che mettono oggi a repentaglio il sano sviluppo dei nostri giovani ci sono le dipendenze. Dall’uso di sostanze stupefacenti fino all’ipersessualizzazione dei minori in rete. Quali sono le politiche da adottare per arginare queste dipendenze comportamentali?

«La prima soluzione a questo è anzitutto un’educazione familiare affettiva molto forte, dove nessun ragazzo si senta solo o trascurato, dopodiché è chiaro che spesso dietro all’esperienza delle droghe c’è uno scardinamento del concetto che la droga nuoce alla salute, insieme ad una manipolazione e a dinamiche di gruppo dove il ragazzo per sentirsi parte di un qualcosa inizia ad assumere droghe. Dovrebbe invece costruirsi un insieme di relazioni fondate sulla consapevolezza che la vita è importante e che si possono realizzare grandi cose. Per l’ipersessualizzazione dei minori in rete ritengo che bisogna valorizzare di più il ruolo e l’azione della polizia postale, incentivandola ad occuparsi del controllo del “dark web”, e vigilare sull’adescamento dei ragazzi che spesso avviene anche tramite forza di compravendita, con scambio di materiale pornografico in cambio di pochi soldi. Sicuramente dobbiamo fare in modo che questi ragazzi non sentano il bisogno di tutto questo, intervenendo sia sulla fase dei desideri sia sulla fase dell’ampiezza di vendute riguardo alla loro vita.»

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