L’educazione dei nostri figli non spetta all’Arcigay o ad altri esponenti della lobby LGBT. Sulla base di questo principio, quanto accaduto in questi giorni in merito all’educazione gender nelle scuole a Milano ha dell’assurdo, anche perché è la prova che le libertà democratiche nel nostro Paese stanno diventando sempre più finte.
La Diocesi meneghina ha invitato i professori di religione a comunicare l’esistenza o meno, nelle scuole presso cui prestano servizio, di eventuali progetti di educazione al gender. Nulla di più.
Divenuta pubblica, però, la richiesta ha fatto il giro d’Italia grazie alla grancassa dell’associazionismo LGBT che ha -come sempre- avuto la meglio cavalcando la logica del politicamente corretto, tanto da ottenere le scuse formali della Diocesi.
Addirittura gli autori della comunicazione si sono spinti a definire la missiva “inappropriata”.
Riportiamone il testo, giusto per permettere a ciascun lettori di comprendere quanto possa invece esser stata scritta con garbo e formalità, quasi asettica:
«Cari colleghi, come sapete in tempi recenti gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un’idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale. Per valutare in modo più preciso la situazione e l’effettiva diffusione dell’ideologia del “gender”, vorremmo avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte, sia di quelle in cui sono state effettivamente attuate iniziative in questo senso, sia di quelle in cui sono state solo proposte»
Proprio per questo motivo facciamo nostro e rilanciamo l’appello del direttore de Il Foglio, Giuliano Ferrara, che invita ad inviare una mail alla Curia di Milano con un semplice testo:
“Noi non ci scusiamo. Vogliamo sapere.”
L’indirizzo a cui inviare la propria presa di posizione è: [email protected].
Redazione