12/02/2015

Donne schiave, costrette all’aborto per prostituirsi

Le indagini della polizia che hanno portato alla luce una banda di criminali che costringeva donne alla prostituzione e all’aborto, hanno fatto notizia. 

“La tratta delle schiave” indigna giustamente tutti, in tutto l’arco parlamentare. Quando però le schiave prestano gli uteri per partorire figli altrui, allora no: l’indignazione non è unanime.

Vediamo cosa scrive una nostra collaboratrice sui fatti di Pescara.

Non c’è possibilità di scelta, non c’è libertà, non possono reagire o ribellarsi, sono “schiave” di aguzzini senza coscienza, loro, giovani donne costrette a prostituirsi e se incinta ad abortire per continuare a “lavorare”.

Si parla di “lavoro”, che secondo alcuni andrebbe addirittura “regolarizzato”. Sfruttamento della persona, violenza, miseria, ricatto, pressione sociale e azzeramento delle dignità umana: come può definirsi “lavoro” questo?

Secondo alcuni dati trasmessi dalla Parsec, in Italia le donne che si prostituiscono sono circa 45 mila tra italiane e straniere, sia in casa che in strada. La maggior parte di esse è straniera: 37 mila donne, 22 mila delle quali in strada e circa 15 mila al chiuso. Il 7% delle straniere è minorenne (a guardare quelle che si incontrano per la strada sembrerebbe siano molte di più...). Le italiane sono 8 mila, e di queste quasi nessuna esercita in strada.

Questi dati confermano l’esistenza di un problema: quello dei diritti umani calpestati, per coloro che sono quotidianamente sfruttate. L’ultimo caso è stato registrato a Pescara, dove la polizia ha intercettato una banda di romeni accusati di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento ed al favoreggiamento della prostituzione. Le prostitute erano costrette ad avere rapporti sessuali “non protetti” con i clienti e quelle che rimanevano incinte venivano fatte abortire clandestinamente (la legalizzazione dell’aborto, è ovvio, non serve a nulla in questi casi!).

Bludental

Secondo le indagini l’organizzazione agiva, da tempo, indisturbata su tutta la zona sud di Pescara dando vita ad un sistema che si potrebbe definire “imprenditoriale”, un giro di affari di circa centomila euro al mese. Le ragazze erano una quindicina, tutte con meno di 30 anni. Pescara è palcoscenico dell’ultimo scandalo ma non è di certo un caso isolato.

Storie drammatiche si susseguono negli anni, il copione è il medesimo, giovani straniere che arrivano nel nostro Paese in cerca di lavoro, spesso per espatriare contraggono dei debiti come la ragazza nigeriana, che ha fatto parlare di sé nel 2012. Invischiata in un giro di prostituzione e riti voodoo, per giungere in Italia aveva contratto un debito di circa 50.000 euro, perciò veniva costretta a prostituirsi per restituire la somma pattuita, nonostante fosse rimasta incinta. Quando rimaneva incinta, cosa che rendeva “complicata” la sua attività di prostituzione, veniva fatta abortire illegalmente, contro la sua volontà, in casa e in assenza di assistenza sanitaria. Le indagini sono partite dalla denuncia presentata dal fidanzato della ragazza nigeriana, i responsabili sono stati arrestati.

Donne umiliate, calpestate e sfruttate, vendute come oggetti.
Alcuni episodi sono a “lieto fine”, troppi non lo sono, ma in ogni caso il fenomeno della prostituzione è una piaga sociale difficile da debellare. Purtroppo, la strada e il freddo, sono solo una piccola parte dell’immensa sofferenza di molte di queste donne costrette alla schiavitù, spogliate anche della loro dignità umana.

Purtroppo nuove forme di sfruttamento e mercificazione delle donne sono in continua evoluzione, come l’inumana pratica dell’utero in affitto sta a dimostrare.

Sara Alessandrini

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.