17/04/2017

Diamo voce a chi non ne ha, nemmeno per piangere

Ringraziamo i giovani delle Voci del Verbo (Istituto del Verbo Incarnato): ci hanno inviato alcuni articoli con ottimi spunti di riflessione razionale sulla cruda realtà dell’aborto che ci invitano a partecipare alla prossima Marcia per la Vita.

Alziamoci in piedi per lottare contro la tragica realtà dell’aborto!

L’assistente sociale che lavora presso l’ospedale di Curteri in Mercato San Severino ci parla delle sue tristi ma anche eroiche esperienze fatte nel suo specifico ambito di lavoro, ossia l’assistenza sociale alle donne prima che abortiscano.

In pratica le donne che hanno intenzione di abortire, dopo essersi rivolte al consultorio familiare, si rivolgono a lei come ultima tappa prima di andare in ospedale per praticare l’aborto. Per evitare che lo si chiami col suo vero nome, gli si è messo un nome grazioso: I.V.G. (interruzione volontaria della gravidanza). Quasi a manifestare uno stratagemma per sentirsi più a posto con la coscienza.

Da lei passano tra le quattro e le sei donne alla settimana; si tratta spesse volte di donne disperate, che non hanno più alcuna speranza di far nascere il bambino che già portano in grembo. Forse così disperate da non volere neanche chiedere aiuto. Di certo non si sentono aiutate in alcun modo se si ritrovano in un ufficio asettico, dove non c’è nessuno voglia aiutarle e dove tutto è indifferente al loro problema. E magari mentre una marea di pensieri si affolla nella loro mente, l’assistente sociale sbotta firmi qui!

In realtà la legge 194, che ha legalizzato l’aborto in Italia nel 1978, all’articolo 2 prevede contributi tesi a far superare le cause che potrebbero indurre la donna ad abortire, e la nostra assistente si impegna proprio in questo offrendo una via alternativa alla donna. Una prova che lei in questo rappresenta un’eccezione è il fatto che prima che arrivasse lei a Mercato San Severino (SA) si praticavano 450 aborti l’anno, ora con il suo lavoro che consiste nello stare vicino alla donna aiutandola e offrendole un’altra e di certo migliore opportunità, ecco che la cifra si è abbassata a 150 aborti l’anno!

Molte donne pensano di non aver nulla nella pancia tanto da restare meravigliate se con l’ecografia viene mostrato loro il battito cardiaco dell’embrione (che inizia a battere a 16 giorni dopo il concepimento) e di certo rimarrebbero scioccate se si mostrasse loro l’immagine tridimensionale e a colori di un feto di due o tre mesi.

In tutto il territorio nazionale si parla di circa 100.000 aborti l’anno (senza contare gli aborti chimici...) e il numero complessivo di aborti praticati dall’approvazione della legge 194 dal 1978 fino ad oggi è almeno di sei milioni! Pensate un po’… un numero  superiore agli abitanti di Roma! Quale immenso cimitero… E nel mondo?

Secondo un recente studio della rivista scientifica The Lancet, ogni anno vengono praticati 56 milioni di aborti nel mondo. Prendiamo per buona questa stima al ribasso: ogni dodici mesi si ha un numero di vittime innocenti di poco inferiore di quelle provocate dall’intera Seconda guerra mondiale, circa 68 milioni.

Da tempo, l’attacco alla vita si muove su più fronti: marcia diviso per colpire unito.

La fecondazione artificialesperimentazione sugli embrioni, la clonazione ed infine l’eutanasia, proposti come un mirabile traguardo scientifico o come strumenti per mantenere la dignità dell’uomo su certi standard. In realtà sono solo frutto di una perversa e irrispettosa idea della vita, animata da un depravato edonismo e venduta a tutti sotto la falsa bandiera di un buonismo pietistico.

L’aborto è un delitto che assume una particolare gravità perché viene soppresso un essere umano che si affaccia alla vita, il più innocente tra tutti, che non può essere considerato un aggressore né tanto meno un ingiusto aggressore. Questo essere umano è debole, inerme, privo anche di quella minima forma di difesa che è data dal pianto del neonato. E’ totalmente affidato alla protezione e alle cure di colei che lo porta in grembo. Eppure spesso è proprio lei, la madre, a chiederne l’uccisione o a procurarla.

In tal modo l’aborto va anche oltre la responsabilità delle singole persone tanto da assumere una dimensione sociale: è una ferita gravissima fatta alla società e alla sua cultura da coloro che dovrebbero esserne i costruttori e i difensori.

E’ una enorme minaccia contro la vita, non solo di singoli individui, ma anche dell’intera civiltà. Nella società così organizzata e diretta vi è una struttura di peccato contro la vita umana non ancora nata.

L’Italia ha un triste primato non solo in Europa, ma anche nel mondo ed è quello della denatalità, (in media 1,40 figli per famiglia, nel 2012) con le conseguenze anche di carattere sociale ed economico che ne derivano. Se noi avessimo i sei milioni  di italiani uccisi per aborto chirurgico, senza contare quelli uccisi per via chimica (pillole che impediscono l’annidamento dell’embrione dopo la fecondazione, dispositivi intrauterini, ecc.), oggi forse le bocche di coloro che parlano ancora della necessità di manodopera straniera tacerebbero del tutto!

La vera ricchezza l’avevamo ed è stata buttata tra i rifiuti. E’ stato compiuto un genocidio, una distruzione in massa di bambini italiani che tendevano alla vita con tutte le loro forze. Se il nostro sguardo si allarga agli altri Paesi del mondo, noi vediamo che gli aborti ogni anno raggiungono la cifra spaventosa di decine e decine di milioni.

Un tempo i cavalieri venivano investiti dalla Chiesa e dai principi per difendere orfani, poveri e vedove, oggi invece se ce ne fossero dovrebbero di certo intraprendere una battaglia per dare voce a chi proprio non ne ha, nemmeno per piangere! I potenti del mondo che hanno pilotato l’abbassamento demografico avrebbero dovuto dar ragione a quei grandi della storia che hanno rappresentato e rappresentano l’aspetto più umano e dignitoso della società umana. Ricordiamone alcuni tra i più noti e autorevoli: “Pertanto, con l’autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale. (…) La scelta deliberata di privare un essere umano innocente della sua vita è sempre cattiva dal punto di vista morale e non può mai essere lecita né come fine, né come mezzo per un fine buono”, (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 57). E ancora: “Per questo è necessario aiutare tutte le persone a prendere coscienza del male intrinseco del crimine dell’aborto che, attentando contro la vita umana al suo inizio, è anche un’aggressione contro la società stessa.” (Benedetto XVI) – “Mi sembra chiaro come la luce del giorno che l’aborto è un crimine.” (Mahatma Gandhi) – “...Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me“. (Madre Teresa di Calcutta).

Più volte si è detto nella storia che alcune categorie di persone non erano uomini, oggi si sta ripetendo! Diciamo basta! E diciamo basta pubblicamente, partecipando alla Marcia per la vita, il 20 Maggio a Roma.

Francesco Diana

 



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