29/10/2019

Dall’Umbria al Governo. Il momento di cambiare marcia per il bene della vita e della famiglia

Una vittoria netta e un esperimento fallito rovinosamente. Sono questi i principali verdetti che vengono fuori dalle urne dell’Umbria, dopo la tornata elettorale per decidere il nuovo presidente della Regione e il nuovo assetto della giunta regionale.

Dei verdetti che, tanto sulle politiche locali quanto su quelle nazionali, non potranno non avere pesanti ripercussioni. La coalizione di centro destra, infatti, ha raccolto il 57,5 % dei voti, distaccando di venti punti percentuali la colazione giallo-rossa formata prevalentemente da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, che candidava Vincenzo Bianconi (37,5 % i voti totali), sconfitto appunto dalla neo presidente Donatella Tesei.

Nella colazione vincitrice la Lega ha raccolto il 37 % dei consensi, risultando così il primo partito della regione, mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno avuto rispettivamente il 10,4 e il 5,5 % dei voti. E proprio tra le fila dei principali partiti della coalizione pro Tesei sono stati molti i candidati che hanno sottoscritto il Manifesto per la difesa dei valori della vita e della famiglia, tra i quali la stessa neo presidente.

Un tema, questo della famiglia, che rappresenta uno dei nodi principali su quali le elezioni dell’Umbria avranno delle importanti ripercussioni sia a livello locale che nazionale. Chi è uscito sonoramente sconfitto, infatti, non sembra poter far finta di niente, soprattutto in riferimento alla politica governativa. L’esperimento giallo-rosso alla prima prova di vera democrazia, quella delle urne, quella dei cittadini chiamati a votare, ha dimostrato di fallire in modo inequivocabile e il risultato umbro, seppur circoscritto a 700mila aventi diritto, può essere preso come specchio del resto d’Italia.

Le tematiche, in gioco, inoltre, da quelle politiche a quelle sociali e, quindi, passando per quelle familiari, hanno anch’esse un nuovo respiro in Umbria. Anche sotto questo aspetto, quindi, crediamo – e si spera – che il “fenomeno Umbria” possa essere specchio e quindi allargarsi alla politica nazionale. Come successo nella Regione di Assisi e Perugia, anche gli elettori del resto dello Stivale potranno (dovranno, prima o poi) essere chiamati al voto. E chissà che – soprattutto per il bene delle politiche pro life e pro family – le percentuali umbre non siano davvero sintomo delle percentuali delle vere intenzioni degli italiani.

 

di Jacopo Coghe

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