24/04/2023 di Giuliano Guzzo

Come e perché la pillola anticoncezionale fa male. E perché con la gratuità sarà peggio

Di fatto già disponibile in forma gratuita in alcune regioni come Puglia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana oltre alla Provincia autonoma di Trento, la pillola anticoncezionale sarà tale in tutta la nostra penisola. Lo ha stabilito «il primo e atteso passo» - secondo l’agenzia Ansa – compiuto in tale direzione ed avvenuto con l'approvazione, da parte del Comitato prezzi e rimborsi dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), della decisione di rendere appunto gratuita con la prescrizione medica la pillola anticoncezionale per le donne italiane di tutte le fasce d'età.

Come avviene per ogni cosa, là dove c’è gratuita è perché qualcun altro paga: in questo caso, i contribuenti. Sì, perché questa decisione dell’Aifa non è affatto a costo zero. Prova ne sia che determinerà un costo totale per le casse dello Stato stimato in circa 140 milioni di euro annui. Non proprio bruscolini, se si pensa che con la stessa somma si potrebbero finanziare oltre 35.000 “Progetto gemma”, iniziativa per donne e ragazze che vivono una gravidanza difficile da accogliere o da vivere, consistente nel versamento di una quota mensile pari a 220 euro per una durata di 18 mesi per un totale di 3.960 euro.

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I costi di una maggiore diffusione della pillola non sono però solo economici, dal momento che non parliamo di un prodotto senza conseguenze per chi lo assume; tutt’altro. Senza voler fare del terrorismo psicologico verso alcuno, appare giusto anzi doveroso rammentare che, per quanto riguarda la pillola anticoncezionale - sia estroprogestinica, sia progestinica – sono documentati numerosi effetti avversi legati alla sua assunzione, appunto, quali: perdita di libido; eruzioni cutanee; decolorazione della pelle (melasma/cloasma); variazioni di peso o appetito; nausea; emicrania; cambiamenti di umore, inclusa la depressione; aggravamento delle vene varicose; sintomi gastrointestinali (dolore, crampi, gonfiore); vaginiti; carenze vitaminiche; ritenzione idrica; menomazione della vista; insufficienza epatica (ittero). A ciò si aggiunga che non sono stati rari, negli anni, i casi di ditte produttrici di pillole anticoncezionali trascinate in tribunale a causa delle gravi complicazioni di salute riportate da chi le ha assunte; tra queste: infarto, ictus, trombosi venosa profonda ed embolia polmonare.

Non è tutto. Anche la cosiddetta minipillola e la spirale a base di soli progestinici - e non solo gli anticoncezionali che combinano estrogeni e progestinici insieme – determinano, là dove assunti dopo i 35 anni, un aumento del 20% o addirittura del 30% del rischio di sviluppare un tumore al seno. Si tratta di una evidenza drammatica, ma talmente inconfutabile che perfino un quotidiano progressista come Repubblica è stato costretto a parlarne. Inutile dire che questi rischi per la salute andranno a sommarsi, nella misura in cui generassero esigenze di cura, ai 140 milioni annui, somma che pertanto risulta a dir poco sottostimata. Purtroppo non è ancora finita.

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Se anche volessimo sorvolare sugli effetti collaterali della pillola anticoncezionale gratuita, non possiamo infatti non vedere la portata diseducativa e negativa sotto il profilo valoriale che questa decisione comporta. Tutto il mondo pro family – e Pro Vita & Famiglia in prima linea – si è detto sconcertato per una scelta che, di fatto, va nella direzione opposta rispetto al problema della denatalità di un Paese, l’Italia, che secondo Le Figaro «per mantenere solo la popolazione a livello attuale» sarà costretta - pena lo spopolamento - a «raddoppiare i flussi migratori, il cui saldo oggi è di 150.000 all'anno a 300.000-350.000 all'anno».

In un Paese messo così, la gratuità della pillola era forse una priorità? Vale la pena chiederselo, nella consapevolezza che comunque, anche là dove non ci fossero costi economici, sanitari e demografici, comunque la decisione dell’Aifa sarebbe discutibile per il semplice fatto che la pillola uccide l’amore e lo stesso desiderio. A denunciarlo, per la verità molti decenni or sono, era stato Max Horkheimer, filosofo e sociologo tedesco che - con Theodor Adorno, Herbert Marcuse ed Erich Fromm - fu uno dei maggiori esponenti della cosiddetta Scuola di Francoforte.

Non dunque un cattolico o un conservatore, bensì un intellettuale laico. Che tuttavia, ebbe il coraggio di ricordare che l’«amore si fonda sul desiderio, sul desiderio per la persona nata, e non è libero dalla sessualità. Quanto più si desidera l’unione con la persona amata, tanto maggiore è l’amore. Se si elimina questo tabù della sessualità, cade la barriera che fa nascere in ampia misura il desiderio, allora l’amore perde la sua base». Quando fu chiesto sempre ad Horkheimer se lui ritenesse responsabile di tutto ciò la pillola, egli fu molto chiaro: «Sì. La pillola fa di Romeo e Giulietta un pezzo da museo. Mi permetta di formularlo in modo esplicito: oggi, Giulietta direbbe al suo Romeo di aspettare solo un momento per prendere la pillola prima di andare da lui». Meditino bene, sia l’Aifa sia quanti ne approvano la sua recente e drammatica decisione.

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