21/05/2019

Calo demografico, parla Gotti Tedeschi: "Caro Piero Angela, oggi è troppo tardi, perfino troppo comodo..."

«Leggere questo libro è un’operazione salutare per aprire la mente»; così scrive Piero Angela nella prefazione al nuovo libro di Antonio Golini che analizza la crisi demografica tutta italiana, tra record negativo di nascite e innalzamento dell’età media della popolazione, dal titolo Italiani poca gente (ed. Luiss). Una crisi che dovrebbe costringere a rivedere tutto: sviluppo economico, lavoro, welfare e politica estera. Abbiamo intervistato in merito l’economista Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior, tra i primi a denunciare il dramma del brusco crollo demografico.

Ma Gotti Tedeschi, lei che è stato tra i primi a denunciare il gap di nascite che l’Italia stava avendo, non trova che l’allarme sottolineato da Piero Angela, oggi, sia tardivo?

«Senta, io studio il fenomeno del declino della natalità dal 1980. E lo studio da quasi 40 anni professionalmente, prima che moralmente, per comprenderne le conseguenze sul ciclo economico e finanziario. Saranno almeno 35 anni che ne scrivo e ne dibatto ovunque. Sempre non solo inascoltato, ma persino rimproverato e criticato, spesso da persone del mondo cattolico persino. Pertanto non solo oggi è troppo tardi, ma persino troppo comodo perché oggi è talmente evidente che il fenomeno c’è stato ed è stato drammatico, che non porta certo critiche affermarlo».

Intanto mentre la politica sta a guardare, le statistiche dicono che siamo passati da una media di 2,7 figli per donna del 1964 a poco più di uno. Secondo il giornalista e conduttore di Quark il problema è che ormai mettere su famiglia non è più sentito come una priorità. Questo non denota solo un problema economico che devono affrontare le famiglie, ma anche un  cambiamento culturale avvenuto negli anni. 

«Sì certo, il problema è culturale. Non si riesce infatti a far crollare una civiltà estinguendola se non attraverso una forma di “;eresia” culturale e spirituale. Mi sovviene l’eresia catara…».

Dice Piero Angela: «Se invece hai l’asilo nido, la possibilità di lavorare, due stipendi e aiuti forti, dalla detassazione ai contributi – non un bonus da 80 euro – allora è chiaro che fai più figli»... Davvero è così chiaro? 

«Non escludo che per taluni casi sia così, ma la scelta di non fare figli non è economica. Io, ad Angela, parafrasando il detto “;nasce prima l’uovo o la gallina?”, chiederei: “;Si deve esser ricchi per fare figli o si diventa ricchi facendo figli?” (e gli suggerirei di riflettere bene prima di rispondere…)».

Cosa si può fare oggi e chi può farlo? L’Europa, gli Stati nazionali? Tenendo presente, come dice Angela, che i pensionati votano, i neonati no... chi potrebbe avere interesse a cambiare la tendenza?

«I pensionati! Nell’intento di promuovere un ciclo economico che produca reddito per pagare proprio le loro pensioni. Detto ciclo positivo che crea ricchezza, differentemente da quanto osservano taluni, inizia non quando i nati raggiungono un’età “;produttiva”, ma viene avviato subito appena si crea il progetto matrimoniale orientato a generare figli. Sa che le dico? che fra i maggiori responsabili di questo problema ci sono i sostenitori della cosiddetta “;paternità responsabile”, a partire dalla conclusione del Concilio Vaticano II…».

Marta Moriconi

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