22/11/2019

Aborto forzato, ecco cosa accade in Corea del Nord

Dell’aborto ci viene mostrato sempre e solo un volto, quello che vuole far sembrare questa pratica una garanzia di emancipazione del genere femminile e di rispetto della libertà di scelta della donna.

Un rapido focus su quanto avviene in alcune parti del mondo, invece, rivela ben altro sul tema. Un articolo di Tempi riporta la testimonianza di In-hua Kim, fuggito dalla Corea del Nord. Lì fu incarcerato per «utilizzo illegale del telefonino», nel 2014. A quell’esperienza risale il suo racconto.

Una giovane di 26 anni fu portata nella sua cella, «Appena la guardia si è allontanata le ho chiesto perché piangeva e perché era stata arrestata. Dopo aver cercato di scappare, era stata rimpatriata dalla Cina. Durante la detenzione, con altre sette ragazze è stata portata da una ostetrica, che ha scoperto che era incinta. Il giorno dopo, le guardie l’hanno portata da un dottore, che le ha praticato un aborto forzato. Alle coreane infatti non è concesso portare in grembo figli di stranieri. Questa è una regola che viene osservata in modo molto rigido».

Questa donna ha dovuto, quindi, vivere una tragedia: le è stato strappato via il frutto del suo grembo, il suo bambino, perché non era di “razza pura” coreana. Spiega Tempi: «La teoria è molto simile a quella del nazismo e non è un caso se nel 2013, in occasione del suo compleanno, Kim Jong-un ha regalato agli alti funzionari del regime una copia del Mein Kampf di Adolf Hitler».

Pensiamo a questo dramma dell’aborto forzato, pensiamo a tutte le donne che, tenute all’oscuro dei rischi dell’aborto volontario, sono andate incontro ad infezioni, emorragie, sepsi, cancro al seno ed alcune, purtroppo, anche alla morte. Pensiamo alle donne spinte all’aborto dalla mancanza di risorse economiche, dalla solitudine, dalla paura o dalla depressione o da tanti altri fattori.

Ebbene, quel volto dell’aborto che si mostra come conquista sociale delle donne in realtà non è che una macabra maschera che nasconde una realtà ben più dura, che vede le stesse donne, oltre ai bambini, come vittime.

 

di Luca Scalise
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