22/08/2018

Aborto e “lui”: perché pochi uomini si battono per la vita?

L’aborto è spesso concepito come un tema “in rosa”, che interessa le donne, la loro autodeterminazione, il loro corpo, la loro vita... nel fare questo si annulla totalmente la parte maschile, pur imprescindibile per la nascita di un essere umano e che verso quel figlio che ha concepito ha dei diritti e dei doveri.

Forse anche per questo sbilanciamento di “quote” sul tema dell’aborto, non è raro notare come nei Cav – dove prevalentemente si “agisce”, oltre a fare cultura – vi sia spesso una netta prevalenza di donne che dedicano tempo ed energie in difesa della vita nascente. Non si tratta di un assoluto, ovviamente, e forse è anche naturale che a mettersi in aiuto e in ascolto di una donna sia un’altra donna: è un fenomeno interessante.

Interrogato sul tema da una volontaria del Cav, lo psicologo Claudio Risé rileva come oggi vi sia una sempre maggiore attenzione al ruolo del padre e che tanti uomini si impegnino in favore dei bambini sotto altri vesti (ad esempio come “nonni” in strada oppure come allenatori di calcio o di altri sport). E prosegue: «Certamente ha nuociuto la posizione contraria ad ogni iniziativa “pro life” di molti ambienti politici e culturali, che presentano spesso questi Centri come qualcosa contro la libertà delle donne. Mentre sono – mi sembra- invece a favore della libertà delle donne, per aiutarle a diventare madri, se lo vogliono». Quindi non sono gli uomini misogini e oppressori della donna quelli ad essere contro l’aborto, bensì quelli che hanno realmente a cuore il loro benessere e la loro vocazione, in un’esaltazione della differenza sessuale che va a vantaggio di tutti.

Inoltre, la virilità di un uomo si misura anche in questa sua capacità di porsi a baluardo della vita, come un tempo era forse più chiaro: l’uomo è «carne da cannone», in difesa di donne e bambini.

Scrive ancora Risé: «Nell’Italia di oggi, del tutto cambiata, la necessità, ormai riconosciuta anche dai demografi come problema di tutto il Paese, è quella di aiutare le donne a diventare madri e i bambini a nascere. Su questo è necessario che i padri e gli uomini (come anche lo Stato) si impegnino. Ma forse la questione va presentata “laicamente”, come problema delle donne e dei bambini, e anche dell’Italia, altrimenti destinata a sparire in pochi decenni».

Contro l’aborto – così come poi in campo educativo – servono quindi (anche) gli uomini: uomini che sappiano prendersi le proprie responsabilità, con sacrificio e coerenza.

Giulia Tanel 

Fonte: Io Donna

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