11/09/2017

Vita e morte cerebrale: i morti “non proprio morti”

Xavier Symons, su BioEdge, ci informa che un nuovo articolo del Journal of Medical Ethics sfida la moda acquisita di dichiarare la morte cerebrale delle persone  e chiede un “nuovo consenso” sull’etica del trapianto di organi vitali.

I bioeticisti Michael Nair-Collins, del Florida State University College e Frank Miller, del Weill Cornell Medical College, affermano che lla maggior parte dei pazienti di cui è stata dichiarata la morte cerebrale sono in realtà vivi. Anche quando essi dipendano da un ventilatore (come Charlie Gard).

Gli autori osservano che gli interventi meccanici (come il ventilatore) non permettono di per sé il funzionamento dei polmoni, del cuore e  altre funzioni fisiologiche altrettanto importanti:

«Il ventilatore non provoca il battito del cuore. Il ventilatore non provoca scambi di gas. Il ventilatore non innesca le azioni degli altri organi. E il ventilatore certamente non provoca il coordinamento dell’attività tra i vari organi. Soffia l’aria dentro e fuori; l’organismo vivente fa tutto il resto».

cervello_morte_vitaIl corollario di tutto questo è che la giustificazione etica per il prelievo di organi da pazienti di cui è stata dichiarata la morte cerebrale va rivista.

«La scienza che afferma i soggetti in morte cerebrale sono organismi morti biologicamente è debole e decisamente infondata. Poiché la logica etica su cui si basa il prelievo di organi vitali da pazienti in stato di morte cerebrale si basa sulla validità dello standard neurologico per la determinazione della morte, anche la logica etica che finora è stata comunemente accettata viene compromessa».

Gli autori suggeriscono che si debba raggiungere un “nuovo consenso” sull’etica del trapianto di organi vitali «che non si basa su false pretese circa lo stato vitale di pazienti di cui è stata dichiarata la morte, nonostante siano biologicamente viventi».

Il caso di  Jahi McMath ne è una prova.

Il documento è certamente provocatorio. Ma sono state fatte da tempo delle severe critiche al concetto di morte cerebrale, di cui abbiamo dato conto anche noi ai nostri Lettori.

Sarà interessante vedere come la comunità bioetica reagirà a queste affermazioni.

Certamente, come la definizione dell’inizio della vita è essenziale alla tutela dell’essere umano e della sua dignità, altrettanto importante è la definizione della morte: perché finché è viva – in una società civile – una persona dovrebbe essere rispettata sempre, usata mai.

Redazione


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