01/12/2021 di Luca Marcolivio

Europa. Linee guida pro gender e anti-Natale. Procaccini (FdI): «Pericolo non è finito. Attendiamo risposta a nostra interrogazione»

Sulla circolare interna della Commissione Europea che imponeva il linguaggio gender fluid e il divieto di utilizzare la parola “Natale”, è stata vinta una battaglia ma non ancora la guerra. Il documento dal titolo Union of Equality: European Commission Guidelines for Inclusive Communication, proposto dalla commissaria all’Uguaglianza, la maltese Helena Dalli, è stato temporaneamente accantonato ma non è affatto escluso che possa tornare in pista. Lo conferma a Pro Vita & Famiglia, l’eurodeputato Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia/ECR), che, assieme ad altri sei colleghi del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Carlo Fidanza, Raffaele Fitto, Vincenzo Sofo, Raffaele Stancanelli, Pietro Fiocchi e Sergio Berlato), ha presentato un’interrogazione alla commissaria Dalli.

Alla luce dei contenuti del documento, gli eurodeputati interroganti chiedono alla commissaria se non teme che «l’impostazione adottata all’interno del documento summenzionato possa causare una percezione impropria del concetto di inclusività» e «se non ritiene che il vietare l’utilizzo di espressioni legate alla tradizione cristiana possa essere inteso come un tentativo di rinnegare le radici culturali che definiscono lo stile di vita europeo».

Dopo il ritiro della circolare, Nicola Procaccini ha diffuso sul proprio profilo Facebook, un video in cui, oltre a ribadire il pericolo di un riabilitazione del documento, ne mette in luce il risvolto «involontariamente comico, se non recasse con sé anche un messaggio devastante per tutto ciò che davvero tiene insieme o dovrebbe tenere insieme i popoli europei». Sviscerando i dettagli della circolare, Procaccini ha evidenziato, tra le altre cose, i «picchi di surrealismo» che emergono dalla sezione LGBQTI. Usare l’espressione «signori e signore» sarebbe sconveniente, perché «escluderebbe gli intersessuali e i queer, cioè tutti coloro che non hanno ancora deciso se sono ancora maschi o femmine». Inoltre, per motivi incomprensibili, al posto di «un gay» e «due lesbiche», bisognerebbe dire «una persona gay» e «una coppia lesbica».

 

Onorevole Procaccini, la circolare Union of Equality: European Commission Guidelines for Inclusive Communication è stata ritirata: merito anche dell’interrogazione avanzata del vostro gruppo europarlamentare?

«Sicuramente, anche se, come ha spiegato anche la commissaria Helena Dalli, la circolare è stata momentaneamente messa nel cassetto ma verrà ritirata fuori tra poco. Per il momento, grazie al gran rumore che noi europarlamentari italiani siamo riusciti a fare nelle ultime 24 ore, abbiamo vinto questa battaglia ma la guerra è ben lungi dall’essere vinta, poiché la stessa Dalli ha annunciato che, per quanto la riguarda, questo documento tornerà fuori a breve».

Rimanete comunque in attesa di una risposta all’interrogazione?

«Sì, la Commissione ha sessanta giorni di tempo per rispondere. Vedremo dunque quale sarà il riscontro della commissaria Dalli. Quello che lascia l’amaro in bocca è che alcuni concetti sono comunque ormai standardizzati, indipendentemente dalla circolare in oggetto. Intendo dire che “Buon Natale” è un’espressione già bandita dal Parlamento Europeo, perché ritenuta discriminatoria: al suo posto, da anni, si usa l’espressione “season greetings”, che vuol dire, letteralmente, “auguri di stagione”. Stesso trattamento è riservato al presepe: oggi, come delegazione di Fratelli d’Italia abbiamo posto un piccolo presepe sotto l’albero di Natale ma già sappiamo che verrà sgomberato dai solerti funzionari del Parlamento Europeo, sempre perché è ritenuto discriminatorio. Da anni, io mi batto perché ci sia un riferimento, tra i vari padri dell’Europa, al santo patrono Benedetto da Norcia: ciononostante, ad oggi non c’è ancora nulla che lo commemori, nemmeno una targhetta. Quindi, al di là della circolare che ha acceso dei riflettori, c’è purtroppo una forzatura ideologica in atto da parte delle sinistre al Parlamento Europeo, che sta dando i suoi frutti avvelenati».

Che impressione le ha fatto questo ennesimo documento UE finalizzato alla rieducazione lessicale?

«Nel contenuto si tratta di una follia burocratica messa nero su bianco ma che noi ormai conosciamo bene, nel momento in cui le sedi delle istituzioni europee è bandito qualunque riferimento alla religione cristiana, compresi, come accennavo prima, i saluti di “Buon Natale”. Di tutto questo me n’ero accorto già due anni e mezzo fa, subito dopo la mia elezione al Parlamento Europeo. Nulla che mi abbia sorpreso più di tanto ma adesso vedere tutto nero su bianco mi fa più impressione. Ovviamente non è solo una questione di riferimenti religiosi ma anche a qualunque identità di genere che deve sparire. Penso a verbi come “colonizzare”, che non andrebbero più usati: vogliono bandire un verbo che non ha nessuna responsabilità… Lo sa, però, qual è l’altra cosa che mi manda ai matti?».

Quale?

«Il fatto che si tratta di espressioni che vengono insegnate in tutte le scuole dell’Unione Europea, dove ovunque si usano pronomi maschili e femminili. Il fatto che l’Unione Europea voglia bandire i pronomi di genere, è qualcosa che inevitabilmente andrà a ripercuotersi sull’insegnamento scolastico, perché, fin dall’inizio noi insegniamo ai cittadini dell’Unione Europea a insegnare i cognomi e poi invece questi vengono banditi dalla lingua ufficiale dell’Unione Europea. Si pone quindi anche un problema di asimmetria rispetto all’insegnamento nelle scuole».

Sono anni che l’Unione Europea diffonde sussidi per insegnare ai suoi dirigenti e parlamentari la neolingua politicamente corretta. Come mai i burocrati di Bruxelles non sono mai sazi di propaganda? Forse perché c’è sempre qualcuno che resiste?

«Ci sarà sempre qualche soglia che vorranno oltrepassare. Chiaramente è una corsa verso il baratro che non finisce mai, un baratro per ciò che unisce i cittadini europei all’interno di una stessa identità geopolitica. Non siamo semplicemente qualcosa di tenuto insieme da dei confini geografici ma anche da confini di natura politica, identitaria. Se viene meno anche questo, su che cosa saremo uniti? Sul nulla? È anche un elemento disgregante rispetto alla stessa Unione Europea».

 

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